7 Novembre 2013: la Biblioteca “Giulio Bedeschi” celebra i 50 anni dalla pubblicazione di Centomila gavette di ghiaccio
Il Sindaco Giorgio Gentilin e l’Assessore alla Cultura Mattia Pieropan: “L’amministrazione di Arzignano ha fortemente voluto questa serata, per celebrare l’opera di un nostro indimenticabile concittadino: -uno scrittore, un medico, un Alpino- come amava definirsi, alla cui imperitura memoria è stata intitolata la Biblioteca di Arzignano, uno dei luoghi più amati della città”
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CITTA’ di ARZIGNANO
7 Novembre 2013, ore 20.45
Biblioteca Civica
“Centomila gavette di ghiaccio” Cinquant’anni dopo
Nel 50° anniversario dalla prima edizione di “Centomila gavette di ghiaccio”, il capolavoro di Giulio Bedeschi, l’Amministrazione di Arzignano propone una serata di ricordi e suggestioni nella Biblioteca intitolata al grande scrittore Arzignanese.
Si ringrazia per la fondamentale collaborazione il Liceo “Da Vinci” di Arzignano, in particolare il gruppo teatrale diretto da Giuseppe De Luca composto da De Re Eleonora (2 E3), Masiero Maira (3 A1), Zuffellato Francesca (4 A1), Sambugaro Melissa (4 C1), Ingegno Valentina (5 A1), Lassati Alessandro (5 D1), che leggeranno alcune delle pagine più intense del libro.
Si ringraziano inoltre il Gruppo Alpini di Arzignano, la Commissione Cultura del Comune di Arzignano e il coro Sondelaite di Chiampo che hanno generosamente offerto il loro insostituibile contributo alla progettazione e realizzazione della serata.
Durante l’evento saranno proiettate foto dal diario di Giulio Bedeschi nonchè alcune pagine del manoscritto originale gentilmente messa a disposizione da Giuliano Bedeschi.
Il busto dello Scrittore realizzato dalla nipote Emanuela Bedeschi e la frase di Tucidide introdutiva al romanzo in una targa realizzata dai ragazzi del Liceo Scientifico L. da Vinci
(Biblioteca Civica “Giulio Bedeschi”)
GIULIO BEDESCHI
Dicembre 1945, la neve cadeva fitta, fitta. Aprì, uscì, richiuse. Si sedette su una panchina ad ascoltare, nel silenzio, il fruscio delle falde di neve che cadevano e ritornò il ricordo: il ricordo della neve di Russia. Alzatosi dalla panchina, ritiratosi in casa prese un foglio di carta, una penna, e iniziò a scrivere la prima pagina di ‘Centomila gavette di ghiaccio’, e a far pace con la neve, quella neve che aveva imparato ad odiare nel freddo del fronte russo. Giulio Bedeschi volle affidare i momenti dell’esperienza alpina, gli sconvolgenti avvenimenti, tutti i volti di umana sopportazione della Campagna di Russia alla narrazione del suo straordinario romanzo, pubblicato da Ugo Mursia, dopo esser stato rifiutato per diciassette anni da numerose case editrici. Giulio Bedeschi, nato ad Arzignano (VI) nel 1915, laureatosi in Medicina, si arruolò come volontario per il fronte greco-albanese e, al seguito dell’A.R.M.I.R. (Armata Italiana in Russia), come il fratello minore Giuseppe, giunse nella steppa russa, dove divenne testimone degli avvenimenti della Campagna Militare Italiana, che culminarono nella disastrosa ritirata. Amò definirsi sempre alpino, medico, scrittore e tutta la sua vita e tutte le sue opere diventarono il segno di una lotta sommessa per tener vivo il ricordo della voce tremante dei suoi alpini perché a loro spettava il giusto posto nella storia del popolo italiano, a loro spettava il giusto riconoscimento di dignità, avendoli amati come fratelli. Giulio Bedeschi riuscì tuttavia a narrare non solo la storia dei suoi soldati, ma anche il grido di un patrimonio collettivo che chiedeva, e chiede, di non essere soffocato né dimenticato, ma, di generazione in generazione, di esser compreso perché dal passato, dal suo dolore e dai suoi errori, si potesse, e si possa, ricostruire una nuova storia
(dal sito www.progettobedeschi.it )
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