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27 gennaio 2018: giornata della memoria. Per non dimenticare, perchè non succeda mai più.

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27 Gennaio 2018
Giornata della Memoria

Una bibliografia

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Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

 

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Romanzi:

 

Christiana Ruggeri, La lista di carbone, Mursia, 2008

Anna, una ragazza di oggi senza passato e dal futuro incerto; Cristina, una vecchia libraia ebrea che porta nel cuore, indelebili, le cicatrici lasciate dalla Storia. Due donne che non hanno niente in comune ma che, per uno strano caso del destino, si trovano a lavorare insieme nella libreria del ghetto di Roma. Lì, tra i vecchi volumi si celano alcune lettere ingiallite che contengono i frammenti di un amore travolto dall’immane tragedia dell’Olocausto. È il segreto di Cristina ma per Anna sarà l’inizio di un viaggio che si trasformerà presto in una vera e propria indagine su un’oscura vicenda di dossier segreti, dolori e colpe che hanno travolto vittime e carnefici. Un viaggio nell’inferno della memoria dal quale Anna riemergerà portando indietro una speranza che sembrava perduta e una nuova forza per affrontare il futuro.

 

Soazig Aaron, La donna che disse no, Guanda, 2003

«Domenica, 29 luglio 1945. Klara è tornata.» Con queste parole inizia il diario tenuto da Angelica, amica e cognata di Klara, per testimoniare il ritorno a casa della giovane donna dopo ventinove mesi di internamento nel campo di concentramento di Auschwitz. Giorno dopo giorno, per più di un mese, le parole di Klara svelano ciò che ha vissuto. Sono parole che non tradiscono un solo lamento: anzi, con forza e violenza, Klara ripete freddamente il suo stupore e la sua collera, la sua incapacità ad accettare i codici di una vita ritornata alla normalità. Ed ecco allora svelarsi il suo rifiuto, il suo no verso la riappropiazione di un’identità, di una vita. Perché per lei, dopo il campo, non esiste il dopo.

 

Pierre Assouline, La cliente, Guanda, 2000

Un biografo francese scopre negli archivi di Parigi un’enorme quantità di lettere di delazione contro gli ebrei scritte dai francesi durante l’occupazione nazista. E, scoperta ancor più sconcertante, una di queste lettere riguarda una famiglia di suoi amici ebrei, in gran parte deportata: i Fechner, pellicciai da generazioni tuttora attivi e stimati. La delatrice, ancora viva, era una loro stretta conoscente, anzi una assidua cliente. Allo shock iniziale subentra l’indignazione, e dopo l’indignazione la decisione di capire. Il protagonista comincia a braccare la donna, ormai vecchia, e inizia così una vera e propria indagine.

 

Susanna Tamaro, Per voce sola, Marsilio, 1991

Cinque racconti come un romanzo sul male di vivere. Infanzia e memoria, sentimento e comprensione sulle storie atroci e dolcissime di bambini soli e molto infelici. E’ un libro che accompagna alla maturità del sentire, alla rivelazione di una verità e alla possibile rinascita.

 

Elie Wiesel, La danza della memoria, Garzanti, 2008

Doriel Waldman, ebreo polacco abitante a New York, è un uomo solo, prigioniero dei ricordi e della memoria. L’Olocausto è una ferita insanabile nel suo passato. Vorrebbe dimenticare, ma non ci riesce. Dimenticare le fughe, i nascondigli, l’esistenza clandestina in un piccolo villaggio dell’Europa dell’Est, nascosto insieme al padre nel granaio di un contadino. Dimenticare la madre, una donna troppo bella, una prigione per i figli, che ha scelto la lotta partigiana trascurando la famiglia. Dimenticare i fratelli, vittime dei nazisti. Dopo la salvezza, la vita di Doriel è stata un continuo peregrinare, dalla Polonia all’Asia, militante in varie organizzazioni di aiuto ai diseredati, viaggi di studio in Israele, Africa e Asia. Insonne, solitario. Le tappe di un’esistenza che descrivono il percorso di un esilio. Ma adesso ha deciso di fermarsi e mettere la sua vita in mano a una donna. È la psicanalista Thérèse Goldschmidt, che lo prende in cura e accoglie le sue ossessioni e i suoi fantasmi, i sogni e gli incubi, le cose mai dette e le speranze. Forse non gli restituirà la pace del cuore, ma potrà curare i suoi ricordi.

 

Elie Wiesel, Il giorno, Guanda, 1999

A New York, in un’afosa domenica di luglio, un uomo viene investito da un taxi e rimane gravemente ferito. Durante la lunga permanenza in ospedale, lottando tra la vita e la morte, scorrono davanti a lui le immagini di un passato doloroso e di un presente tormentato: l’incontro a Parigi con Kathleen, l’unico vero amore della sua vita; la terribile esperienza della guerra e del campo di concentramento; un viaggio su una nave in rotta verso il Sudamerica; la negazione della felicità e l’incapacità di vivere con serenità il presente per non tradire la memoria delle vittime dell’Olocausto. Sopravvissuto alla guerra ha cercato di cominciare a vivere, ma una parte di lui è morta: chiave della rinascita e ragione di speranza sarà l’amore di Kathleen.

 

Elie Wiesel, Dopo la notte, Garzanti, 2004

Per sfuggire ai fascisti ungheresi il piccolo Gamaliele si è affidato a Ilonka, una ragazza cattolica, voluttuosa cantante di cabaret, che lo ha nascosto e protetto dalle persecuzioni naziste. Ora è un uomo maturo e vive a New York. La sua è la vita di un rifugiato, fatta di incontri e abbandoni, di continue partenze e umilianti burocrazie. Ha quattro amici, scampati come lui agli orrori della storia: Bolek, Diégo, Iasha e Gad. Con loro condivide la solidarietà dei rifugiati ma anche momenti di allegria rumorosa. Finchè a Gamaliele non arriva la notizia che in un ospedale cercano un traduttore: hanno ricoverato una donna, una ungherese senza identità, con cui non riescono a comunicare. Potrebbe essere Ilonka, di cui da tempo ha perso le tracce.

 

Lia Levi, Una bambina e basta, Angolo Manzoni, 2005

Questo racconto è un gioiello. Ha vinto nel 1994 il Premio Elsa Morante-Opera Prima ed è molto diffuso anche nelle scuole, dove viene letto con passione. È la storia di una bambina ebrea e del suo rapporto con la madre. La piccola viene nascosta in un convento cattolico alle porte di Roma per sfuggire alla deportazione. È attratta dal dio «buono dei cristiani e non da quello sempre arrabbiato degli ebrei», dalla sicurezza di quel mondo cattolico non minacciato, da una lieve vertigine mistica ambiguamente incoraggiata da qualche monaca, dalla speranza d’interpretare la Madonna alla recita di Natale. Ma quando è a un passo dall’abbracciare la nuova fede, interviene la madre, «tigre, leonessa, che ha poco tempo per libri e sinagoghe perché deve difendere le figlie», la loro vita ma anche la loro identità minacciata. Solo a guerra terminata potrà dire alla figlia: tu non sei una bambina ebrea, sei una bambina e basta.

 

Lia Levi, L’albergo della magnolia, E/O, 2001

Nell’epoca buia delle leggi razziali del fascismo, la tormentosa passione di un giovane professore ebreo per la bella e indecifrabile Sonia. In verità Sonia rappresenta l’inconsapevole simbolo dell’opposto, l’immagine dorata di una famiglia ricca, altolocata, reazionaria e soprattutto ariana. Nell’impari lotta, il giovane ebreo imboccherà la strada senza ritorno del cedimento per entrare nel geloso nucleo che in realtà non lo vuole. Un romanzo che senza esitazioni conduce il lettore verso l’alto, a seguire una passione assoluta, e poi verso il basso, a scendere i gradini del compromesso umiliante e doloroso.

 

Lia Levi, Tutti i giorni di tua vita, Mondadori, 1997

Una famiglia ebraica a Roma, dall’inizio degli anni Venti all’Olocausto e oltre. Un padre, una madre, due figlie tanto diverse, la docile e la ribelle, le cameriere, una sarta fascista, un’atttrice protetta dal regime… Piccole storie quotidiane di amore, di ribellione, di solidarietà e d’incomprensione, ma sullo sfondo di una storia che, un piccolo passo dopo l’altro, una premonizione dopo l’altra, precipita verso la catastrofe.

 

David Grossman, Vedi alla voce: amore, Einaudi, 1999

Come parlare dell’Olocausto alle nuove generazioni, a chi è troppo giovane per aver vissuto l’orrore? A questa domanda – una necessità ineludibile – posta dallo scrittore Elie Wiesel, David Grossman ha risposto con questo romanzo. Protagonista e narratore è il piccolo Momik che, figlio di deportati, sente parlare in modo oscuro e allusivo dell’Olocausto, si interroga sul mistero dei numeri tatuati sulla pelle dei genitori, crede che la “belva nazista” sia realmente un animale feroce, sconosciuto e terribile. Ma per capire davvero dovrà crescere, diventare scrittore e seguire le tracce del nonno in Polonia; poi compiere un viaggio impossibile per mare, lasciarsi trasportare da personaggi immaginari e approdare all’ultima fantastica invenzione del libro: un’enciclopedia dove si raccolgono i fili innumerevoli del romanzo, e della vita. Così, con questa grande creazione etica, con questo libro insieme folle e scientifico, ingenuo e poetico, drammatico e grottesco, Grossman realizza il tentativo di interpretare e inventare una realtà segnata indelebilmente dal dolore.

 

Joanne Harris, Cinque quarti d’arancia, Garzanti, 2000

A volte, se lo decide il destino, il passato e il presente s’intrecciano e riaccendono sentimenti e paure che sembravano cancellati per sempre. Framboise Dartigen aveva solo nove anni quando gli occupanti nazisti arrivarono a Les Laveuses, il paesino sulle rive della Loira dove viveva con la mamma e i fratelli maggiori Cassis e Reinette. In quei giorni sospesi tra la fiaba crudele dell’infanzia e la tragedia della storia accadde qualcosa di terribile. Ora Framboise, che è ormai una donna matura, è tornata a vivere nella vecchia fattoria, ma in incognito. Il segreto di quegli anni lontani non deve assolutamente tornare alla luce.

 

Imre Kertesz, Essere senza destino, Feltrinelli, 1999

Gyurka non ha ancora compiuto quindici anni, quando una sera deve salutare il padre costretto a partire per l’Arbeitsdienst. Alla domanda perché agli ebrei venga riservato un simile trattamento, il ragazzo rifiuta di condividere la risposta religiosa, “questo è il volere di Dio”. Perché dovrebbe esserci un senso in tutto questo? Poco dopo Gyurka viene arruolato al lavoro forzato presso la Shell, e da lì, un giorno, senza spiegazione, viene costretto a partire per la Germania. La voglia di crescere, di vedere e imparare, l’impulso vitale di questo ragazzo sono così marcati e prorompenti, che la sua “ratio” trova sempre una buona ragione perché le cose avvengano proprio in quel modo e non in un altro.

 

Imre Kertesz, Kaddish per un bambino non nato, Feltrinelli, 2006

Nel culto ebraico, il kaddish è una breve preghiera composta da piccole formule di lode a Dio in lingua aramaica. Ricorre spesso durante le orazioni giornaliere e viene recitata anche in suffragio dell’anima di un parente. La prima parola del libro è “No!”. È così che il narratore, uno scrittore ebreo ungherese di mezz’età, György Köves, risponde a un conoscente che gli chiede se ha un figlio. È la stessa risposta data alla moglie (ora ex moglie) quando, anni prima, lei aveva espresso un desiderio di maternità. Mentre il narratore si rivolge al bambino che non si è sentito di mettere al mondo, introduce il lettore nei labirinti della sua coscienza, drammatizzando i paradossi che accompagnano la sopravvivenza alla catastrofe di Auschwitz.

 

Elena Loewenthal, Conta le stelle, se puoi, Marsilio, 2008

Moise Levi ha solo ventitré anni la mattina di fine estate in cui lascia Fossano portandosi dietro un carretto di stracci. Vuole andare a Torino a far fortuna, e non può immaginare che quello sia solo l’inizio di una lunga storia. Perché Moise possiede un fiuto eccezionale per gli affari e per i sentimenti: darà il via a una florida ditta di commerci nel ramo tessile, e avrà due mogli, sei figli e un’infinità di nipoti sparpagliati ai quattro angoli del mondo. Dopo la grande guerra mondiale e quel “brutto spettacolo” della marcia su Roma, finalmente la vita di tutti ha ripreso il suo corso. Meno male che nel 1924 a quel “brutto muso di Mussolini” gli è preso un colpo secco, altrimenti la storia di nonno Moise e della sua discendenza sarebbe stata molto diversa. Invece la famiglia Levi – con i suoi amori e i suoi affanni, i suoi commerci e le sue tribolazioni, le grandi cene di Pasqua e i lunghi silenzi delle stanze chiuse – diventa sempre più numerosa nella casa di via Maria Vittoria, costruita proprio lì dove una volta c’era il ghetto e adesso non c’è più. Elena Loewenthal non ha riscritto la Storia all’incontrano: ha provato piuttosto a mettere la vita al centro, dove la morte ha cancellato tutto. Ha lasciato scorrere la quotidianità dell’esistenza, con la sua allegria e la sua insensatezza, per vedere come le gioie e le fatiche di ogni giorno possano fondersi “in una cosa sola che non è troppo distante dalla felicità”.

 

Rosetta Loy, Cioccolata da Hanselmann, Rizzoli, 1995

Anni Trenta: un uomo, un giovane scienziato ebreo di cui due sorellastre, Isabella e Margot, sono entrambe innamorate. La serenità di un tranquillo rifugio in Svizzera non riesce a cancellare gli orrori della guerra e delle persecuzioni razziali, né a evitare una violenta ribellione contro il ricatto, una scomparsa misteriosa e un epilogo che è un sorprendente antefatto.

 

Rosetta Loy, Nero è l’albero dei ricordi, azzurra l’aria, Einaudi, 2004

La storia inizia nel 1941 e termina negli anni Sessanta. Al centro c’è la guerra e il suo stravolgimento epocale. Il suo impatto su una famiglia felice, fino a quando un solco nero non dividerà il “prima” dal “dopo”. Le vicende del romanzo seguono quelle dei personaggi, tutte intrecciate tra loro con un movimento nel tempo che ha più a che fare con i ritmi della memoria che con quelli della Storia. Si passa dai primi mesi di guerra, quando l’atmosfera è ancora inconsapevolmente euforica, ai giorni più bui dell’occupazione tedesca, per risalire alle battaglie in Nordafrica, raccontate in modo folgorante grazie anche al ritrovamento di un diario inedito. Infine si torna alle speranze del dopoguerra, per chi aveva ancora qualcosa in cui sperare.

Giampaolo Pansa, Il bambino che guardava le donne, Sperling, 1999

Il nuovo racconto di Giampaolo Pansa torna, sotto forma di una lunga rievocazione, ai primi anni del secondo dopoguerra nella provincia piemontese, a Casale Monferrato. Il protagonista è un bambino di undici anni, intelligente, curioso e precocemente interessato a quel mondo affascinante e misterioso che per lui sono le donne. Un giorno compare nel suo caseggiato una nuova inquilina, una ragazza che tutti chiamano la Fascista perché è stata ausiliaria nella Repubblica di Salò. Ma a Giuseppe non interessano le opinioni dei grandi e tra i due nasce una tenera amicizia. Ma ben presto si stabilisce nel caseggiato un altro ospite, un giovane ragazzo ebreo sopravvissuto ad Auschwitz dopo un periodo trascorso in montagna tra i partigiani.

 

Edith Bruck, Nuda proprietà, Marsilio, 1993

Anna Wolf riceve improvvisamente la disdetta di affitto: deve lasciare la ca- sa cara e amata, dove vive da più di tren’anni. Lo sfratto per Anna, che è ebrea, assume un senso di perdita e di sradicamento profondo, antico. L’os- sessione la spinge ad acquistare la nuda proprietà della casa di una vecchia signora tedesca radicata alle sue idee. Quando le due donne decidono di con- dividere la casa e Anna rivela la sua vera identità, Frau Kremer non sente, nonvuole sapere. Il vuoto della sua cecità svuota l’animo della protagonista. E’ un romanzo ironico e pietoso, che va oltre la testimonianza autobiografica.

 

Eliette Abecassis, L’oro e la cenere, Tropea, 1998

27 gennaio 1995: il corpo di Carl Rudolph Schiller, illustre teologo e uomo politico tedesco viene ritrovato nel suo appartamento di Berlino. E’ stato tagliato in due e la seconda metà del cadavere risulta introvabile. Raphael Simmer, giovane storico esperto della seconda guerra mondiale, viene coinvolto nell’inchiesta dal suo amico Felix Werner. Da Parigi a Washington, da Roma a Berlino, ogni testimonianza che incontrano li metterà a confronto con un passato doloroso. La morte di Schiller è il messaggio di una realtà agghiacciante: il Male, dopo l’orrore degli anni Quaranta, minaccia di tornare ad espandersi. E’ l’inizio di una battaglia tra chi cerca di mantenere vivo il ricordo dell’Olocausto e coloro che si murano nel silenzio.

 

Boris Pahor, Necropoli, Fazi, 2008

Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L’uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l’umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l’hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell’anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.

 

 

 

Boris Pahor, Qui è proibito parlare, Fazi, 2009

Principale porto dell’impero austroungarico, Trieste aveva visto coabitare per secoli culture diverse. Integrata nel Regno d’Italia alla fine della Grande Guerra, fu qui che, per la prima volta e anticipando scenari futuri di quello che sarebbe stato il fascismo non solo sul suolo italiano ma anche in Europa, fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno, lingua, cultura, gli stessi edifici, doveva sparire. E in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena originaria del Carso, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta. Alle spalle ha una storia familiare dolorosa, e ora, a Trieste, cerca un lavoro che le permetta di vivere in modo indipendente, ma le difficoltà che trova e il rancore per un mondo che sente ostile non fanno che accrescere in lei un senso di dolorosa esclusione. Sarà l’incontro con Danilo sul molo del porto a segnare la svolta nella sua vita. Maturo e determinato, l’uomo guiderà i passi della ragazza nel difficile e pericoloso cammino della resistenza al fascismo e della difesa della cultura slovena, e su quello non meno tortuoso dell’amore. Abbandonandosi a una passione che si fa sempre più viva e legandosi a Danilo in un’intesa profondissima, Ema riuscirà finalmente a trovare la forza di prendere in mano la propria vita, di darsi senza remore alla lotta per il riscatto del popolo sloveno e di affrontarne con coraggio tutte le conseguenze.

 

Helga Schneider, La baracca dei tristi piaceri, Salani, 2009

“Stava lì, l’aguzzina delle SS, capelli biondi e curati, il rossetto sulla bocca dura, l’uniforme impeccabile… Stava lì e pronunciò con sordida cattiveria: “Ho letto sulla tua scheda che eri la puttana di un ebreo. È meglio che ti rassegni: d’ora in poi farai la puttana per cani e porci”. Così racconta l’anziana Frau Kiesel all’ambiziosa scrittrice Sveva, dando voce a un dramma lungamente taciuto: quello delle prigioniere dei lager nazisti selezionate per i bordelli costruiti all’interno stesso dei campi di concentramento, con l’ipocrita e falsa giustificazione di voler limitare l’omosessualità tra i deportati. Donne i cui corpi venivano esposti ai sadici abusi delle SS e dei prigionieri maschi – spesso veri e propri relitti umani che malgrado tutto preferivano rinunciare a un pezzo di pane per scambiarlo con pochi minuti di sesso. Donne che alla fine della guerra, schiacciate dall’umiliazione e dalla solitudine, invece di denunciare quella tragedia fecero di tutto per nasconderla e seppellirla dentro di sé. In questo capitolo della memoria storica personale e collettiva, Helga Schneider continua, con lucidità e compassione, ma anche con implacabile giudizio, a dare testimonianza di ciò che è accaduto perché non si ripeta mai più.

 

Thomas Keneally, La lista di Schindler, Frassinelli, 1985

Che cosa significava finire nella “lista di Schindler”? Chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico e corteggiatore di belle donne? Basandosi anche sulle testimonianze di quanti lo conobbero, Keneally ricostruisce la vita straordinaria di questo personaggio ambiguo e contraddittorio. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone. Resta però un mistero il motivo che lo spinse a intrprendere quella sua personale lotta al nazismo.

 

Thomas Keneally, Cercando Schindler, Sperling, 2010

La straordinaria avventura dell’ariano che rischiò la vita per salvare centinaia di prigionieri dallo sterminio nella Polonia occupata è ormai leggendaria, ma avrebbe potuto non diventarlo mai se un tenace ebreo scampato all’Olocausto e divenuto bottegaio a Beverly Hills non si fosse imbattuto in Thomas Keneally, romanziere della lontana Australia. In questo volume l’autore rivela il lungo percorso, affascinante e spesso frustrante, che ha portato quella vicenda alla luce, prima attraverso “La lista di Schindler”, vincitore del Booker Prize, poi con il successo dell’adattamento cinematografico di Steven Spielberg. Descrivendo la genesi del libro, e in seguito del film – in un arco di oltre dieci anni -, Keneally fa vivere momenti di intensa emozione e offre al contempo uno sguardo inedito sul lavoro di scrittore e sull’industria dello spettacolo. Le pagine degli incontri con i sopravvissuti, i resoconti dei viaggi nei luoghi dell’orrore riportano in vita l’eccentrico e ambiguo imprenditore tedesco e completano il racconto, narrando che cosa è accaduto nel dopoguerra a lui e alla moglie, e agli uomini, donne e bambini che salvarono. Corredato da inserti fotografici, ricco di aneddoti sulle diverse figure coinvolte – dagli editori a personaggi come lo stesso Spielberg, Liam Neeson, Ben Kingsley, fino ai familiari dell’autore -, questo libro offre la possibilità di seguire dall’interno la nascita di un classico dei tempi moderni.

 

Jamie Ford, Il gusto proibito dello zenzero, Garzanti, 2010

Seattle. Nella cantina dell’hotel Panama il tempo pare essersi fermato: sono passati quarant’anni, ma tutto è rimasto come allora. Nonostante sia coperto di polvere, l’ombrellino di bambù brilla ancora, rosso e bianco, con il disegno di un pesce arancione. A Henry Lee basta vederlo aperto per ritrovarsi di nuovo nei primi anni Quaranta. L’America è in guerra ed è attraversata da un razzismo strisciante. Henry, giovane cinese, è solo un ragazzino ma conosce già da tempo l’odio e la violenza. Essere picchiato e insultato a scuola è la regola ormai, a parte quei pochi momenti fortunati in cui semplicemente viene ignorato. Ma un giorno Henry incontra due occhi simili ai suoi: lei è Keiko, capelli neri e frangetta sbarazzina, l’aria timida e smarrita. È giapponese e come lui ha conosciuto il peso di avere una pelle diversa. All’inizio la loro è una tenera amicizia, fatta di passeggiate nel parco, fughe da scuola, serate ad ascoltare jazz nei locali dove di nascosto si beve lo zenzero giamaicano. Ma, giorno dopo giorno, il loro legame si trasforma in qualcosa di molto più profondo. Un amore innocente e spensierato. Un amore impossibile. Perché l’ordine del governo è chiaro: i giapponesi dovranno essere internati e a Henry, come alle comunità cinesi e, del resto, agli americani, è assolutamente vietato avere rapporti con loro. Eppure i due ragazzini sono disposti a tutto, anche a sfidare i pregiudizi e le dure leggi del conflitto.

 

Clara Kramer, La guerra di Clara, TEA, 2009

Nel luglio del 1941 i nazisti arrivano nella piccola cittadina di Zolkiew, in Polonia, e la vita per la giovane Clara cambia per sempre. Mentre nei mesi successivi molte delle famiglie ebree intorno a lei vengono uccise o deportate, Clara e i suoi riescono a nascondersi insieme ad altri in una fossa scavata sotto la casa di una famiglia tedesca, i Beck. Il signor Beck, ubriacone, donnaiolo e antisemita dichiarato, è un uomo imprevedibile e le sue azioni mettono in pericolo le famiglie nascoste sotto casa sua ogni singolo giorno. Eppure, rischierà la vita per quasi due anni pur di salvarle… Per tutto il periodo della guerra Clara ha tenuto un diario. Ora, sessantenni dopo, ha trovato la forza per riprendere i fili della memoria e ripercorrere quei giorni spietati e duri, vissuti tra la crudeltà e la viltà, senza mai arrendersi alla disperazione e all’ingiustizia. “La guerra di Clara” trasporta il lettore in un ambiente affollato e buio, gelido d’inverno e soffocante d’estate, e lo costringe a trattenere il fiato con le persone che temono per la propria esistenza, giorno dopo giorno, per diciotto lunghi mesi.

 

Marco Patricelli, Il volontario, Laterza, 2010

La straordinaria avventura dell’ariano che rischiò la vita per salvare centinaia di prigionieri dallo sterminio nella Polonia occupata è ormai leggendaria, ma avrebbe potuto non diventarlo mai se un tenace ebreo scampato all’Olocausto e divenuto bottegaio a Beverly Hills non si fosse imbattuto in Thomas Keneally, romanziere della lontana Australia. In questo volume l’autore rivela il lungo percorso, affascinante e spesso frustrante, che ha portato quella vicenda alla luce, prima attraverso “La lista di Schindler”, vincitore del Booker Prize, poi con il successo dell’adattamento cinematografico di Steven Spielberg. Descrivendo la genesi del libro, e in seguito del film – in un arco di oltre dieci anni -, Keneally fa vivere momenti di intensa emozione e offre al contempo uno sguardo inedito sul lavoro di scrittore e sull’industria dello spettacolo. Le pagine degli incontri con i sopravvissuti, i resoconti dei viaggi nei luoghi dell’orrore riportano in vita l’eccentrico e ambiguo imprenditore tedesco e completano il racconto, narrando che cosa è accaduto nel dopoguerra a lui e alla moglie, e agli uomini, donne e bambini che salvarono. Corredato da inserti fotografici, ricco di aneddoti sulle diverse figure coinvolte – dagli editori a personaggi come lo stesso Spielberg, Liam Neeson, Ben Kingsley, fino ai familiari dell’autore -, questo libro offre la possibilità di seguire dall’interno la nascita di un classico dei tempi moderni.

 

Dalbert Hallenstein, Giorgio Perlasca: un italiano scomodo, Chiarelettere, 2010

Giorgio Perlasca, lo Schindler italiano per troppo tempo dimenticato da tutti: dai fascisti (era contrario alle leggi razziali e non aveva aderito a Salò), dai democristiani (senza risposta una sua lettera a De Gasperi), dai comunisti (era di destra). E dalla Chiesa. Un uomo libero che mai rinnegò la sua storia, come racconta lui stesso in questa testimonianza inedita. Fingendosi diplomatico spagnolo, riuscì a salvare migliaia di ebrei del ghetto di Budapest. Un’avventura memorabile tutta da raccontare.

 

Cinzia Tani, L’insonne, Mondadori, 2005

Berlino, 1945: l’SS Doktor Martin Krieger è un criminale che fa esperimenti su bambini e adolescenti. Nella sua casa-clinica cerca di tenere svegli giorno e notte i suoi giovanissimi “topi di laboratorio” per trovare la ricetta che permetta ai soldati tedeschi di resistere alle fatiche della guerra. Suo figlio Max incontra due vittime degli esperimenti: Sophie, una bellissima e fragile mezza ebrea, Thomas uno zingaro dal temperamento artistico e ribelle. Max finirà per amare Sophie e per disprezzare, ricambiato, Thomas. La catastrofe finale del Reich e di Berlino divide i tre protagonisti, per sempre prigionieri dei loro ricordi e delle loro ferite. Fino al 1960, quando si rincontreranno in una Parigi sconvolta da una serie di brutali delitti.

 

 

Clara Sanchez, Il profumo delle foglie di limone, Garzanti, 2011

Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c’è nessuno, e l’aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgo nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell’inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Ora, forse, può smascherarli e Sandra è l’unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. Adesso Sandra l’ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché ciò che è successo non cada nell’oblio.

 

Ruta Sepetys, Avevano spento anche la luna, Garzanti, 2011

Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c’è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l’unico modo, se c’è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.

 

Robert Sharenow, La stella nel pugno, Piemme, 2012

Karl Stern, quattordicenne di Berlino, non ha mai pensato a se stesso come a un ebreo. Ma ai nazisti non importa che non abbia mai messo piede in una sinagoga o la sua famiglia non sia praticante. Demoralizzato dalle continue aggressioni subite a causa di un’eredità che non riconosce come sua, il ragazzo cerca di dimostrare ai coetanei quanto vale. E quando ha l’occasione di essere allenato da Max Schmeling, campione mondiale di boxe ed eroe nazionale della Germania nazista, pensa sia l’occasione giusta per il suo riscatto agli occhi dei suoi compagni ariani. Presto però la violenza del regime esplode e il ragazzo si troverà diviso tra il suo sogno di successo nella boxe e il dovere di proteggere la sua famiglia…

Ismail Kadarè, Un invito a cena di troppo, Longanesi, 2012

Argirocastro, settembre 1943. La città, reduce dall’occupazione italiana, assiste col fiato sospeso all’arrivo dei blindati tedeschi: per ritorsione a un’imboscata contro la propria avanguardia, il colonnello nazista Fritz von Schwabe ha infatti ordinato un rastrellamento di decine di ostaggi da fucilare. Ma a quel punto il colonnello riceve un invito a cena da parte del dottor Gurameto, notabile della città e suo vecchio compagno di università in Germania, e gli eventi prendono una svolta imprevista. Scandita dalle note del grammofono, quella cena aleggerà a lungo nei racconti degli abitanti della città, come in una danza circonfusa da un alone di mistero: cos’avrà convinto il colonnello a rilasciare tutti gli ostaggi, compreso il farmacista ebreo? Dieci anni dopo, anche il morente Stalin vuole vederci chiaro su quel patto inconfessato, che nella sua mente annebbiata potrebbe aver generato il germe di un complotto ebraico contro il blocco comunista. L’istruttoria che ne segue, condotta da due giudici zelanti e ambiziosi, si perderà nel gioco di specchi di una verità impossibile, scavando nel ventre di una città sospesa nel tempo, assopita nel grigiore del nuovo ordine eppure vibrante di umori antichi, ingenuamente pensosa, eppure intrisa di ferocia.

 

Valentin Senger, Il ragazzo della Kaiserhofstrasse, Neri Pozza, 2012

Coi suoi palazzi di epoca guglielmina dalle facciate imponenti, la Kaiserhofstrasse sembra una delle strade più austere e solenni nella Francoforte della metà degli anni Trenta. In realtà, la piccola via cela, nei suoi severi edifici, una vita mondana agitata se non addirittura licenziosa. Al numero 4 vivono due prostitute che, nella strada appena dietro l’angolo, hanno il loro albergo a ore. Nello stesso edificio viveva anche Didi. Di giorno, unico parrucchiere maschio nel salone di bellezza per signore nella Schillerstrasse, di sera, donna maestosa con indosso una parrucca biondo chiaro, un vestito attillato con stola di pelliccia, calze di seta e scarpe dai tacchi alti. Le SS sono andate a prelevarlo dal suo posto di lavoro e lo hanno mandato in un campo di concentramento. Alcune case più avanti abita una coppia molto originale, lui detective, lei astrologa. Allo stesso numero, in una mansarda, vive il garzone del fornaio, un membro del KPD, il partito comunista, arrestato e condannato a tre anni di reclusione e poi rilasciato. Al numero 16 c’è un segretario di Stato che ha trasformato l’appartamento in un’unica grande voliera. Il caso più strano e bizzarro della Kaiserhofstrasse è rappresentato, tuttavia, dalla famiglia che vi abita al numero 19: i Senger, vale a dire Moissee Rabisanowitsch nato a Mykolaiv, Olga Moissejewna Sudakowitsch nata a Ocakiv, e figli, tutti ebrei dell’Est.

 

Kristin Harmel, Finchè le stelle saranno in cielo, Garzanti, 2012

Da sempre Rose, nell’attimo che precede la sera, alza lo sguardo a cercare la prima stella del crepuscolo. È quella stella, anche ora che la sua memoria sta svanendo, a permetterle di ricordare chi è e da dove viene. La riporta alle sue vere radici, ai suoi diciassette anni, in una pasticceria sulla rive della Senna. Il suo è un passato che nessuno conosce, nemmeno l’amatissima nipote Hope. Ma adesso per Rose, prima che sia troppo tardi, è venuto il tempo di dar voce a un ultimo desiderio: ritrovare la sua vera famiglia, a Parigi. E, dopo settanta lunghi anni, di mantenere una promessa. Rose affida questo compito alla giovane Hope, che non ha nulla in mano se non un elenco di nomi e una ricetta: quella dei dolci dal sapore unico e inconfondibile che da anni prepara nella pasticceria che ha ereditato da Rose a Cape Cod. Ma prima di affidarle la sua memoria e la sua promessa, Rose lascia a Hope qualcosa di inatteso confessandole le proprie origini: non è cattolica, come credeva la nipote, ma ebrea. Ed è sopravvissuta all’Olocausto. Hope è sconvolta ma determinata: conosceva l’Olocausto solo attraverso i libri, e mai avrebbe pensato che sua nonna fosse una delle vittime scampate all’eccidio. Per questo, per dare un senso anche al proprio passato, Hope parte per Parigi. Perché è nei vicoli tra Place des Vosges, la sinagoga e la moschea che è nata la promessa di Rose, una promessa che avrà vita finché le stelle saranno in cielo.

 

Vanna De Angelis, Il bambino con la fionda, Piemme, 2013

Marek ha nove anni e sa che la mamma gli nasconde molte cose. A Varsavia ci sono i nazisti, non si va più a scuola, la madre è ebrea, anche se nessuno lo sa. Il padre, medico, diventa anche insegnante per le lezioni clandestine che Marek e altri bambini polacchi continuano a seguire. Tra di loro c’è Lavinia, la bambina che gli piace (e che sarà uccisa a sangue freddo durante una recita clandestina). Quando il padre di Marek viene arrestato, anche l’ultima parvenza di normalità crolla. Durante l’ennesima deportazione dal ghetto ai campi di concentramento, la famiglia viene fatta uscire di casa e incolonnata. Su ordine della mamma, suo malgrado, nel tragitto Marek scappa. Sarà lei, gli dice, a tornare a prenderlo. Nel ghetto, i rimasti organizzano una sorta di disperata resistenza. Tutti partecipano a quelle che diventeranno le famose ventotto giornate di lotta. Marek avrebbe più volte la possibilità di non rientrare nel ghetto, ma non vuole neppure sentirne parlare: sua madre non gli ha forse detto di restare lì? Altrimenti come farà a ritrovarlo?

 

Francesco Roat, I giocattoli di Auschwitz, Lindau, 2013

Il piccolo Ruben è un “giudeo cacasotto”: così lo deridono i compagni di classe, fino a quando un giorno la scuola gli viene per sempre preclusa. Ma lui non ne fa un dramma. Meglio le lezioni private di clarinetto dal professor Nussbaum, uno che suonava con i Wiener Philarmoniker prima che lo cacciassero perché ebreo. Meglio gironzolare per le strade della città. Meglio starsene a casa, nonostante il clima in famiglia si faccia ogni giorno più cupo e agitato. Una notte, però, tutto precipita, arrivano i soldati e si possono raccogliere solo le cose più importanti, perché non c’è tempo, alla stazione c’è un treno che aspetta. Auschwitz ingoia gli ebrei, ma non Ruben. Il ragazzo viene salvato da un ufficiale delle SS, Klaus von Klausemberg, un raffinato melomane che si invaghisce del suo talento musicale. Il militare lo prende sotto la sua protezione, gli dà una certa libertà all’interno del lager, lo ospita nell’ospedale del campo. Ruben vive così una prigionia dorata e Klausemberg diventa per lui una specie di padre, protettivo e prodigo di consigli, oltre che un amico con cui suonare il prediletto Mozart. La tragica verità del lager affiorerà poco alla volta, insinuerà in Ruben prima dubbi e sospetti, poi inquietudini e orrori, in un crescendo di scoperte sconvolgenti, che, al momento della liberazione, si trasformeranno in un lutto assai difficile da elaborare. Solo due decenni più tardi, rivivendo attraverso un diario postumo la tragedia di Auschwitz, Ruben potrà scacciare i fantasmi.

 

Dario Fo, Razza Di Zingaro, Chiarelettere, 2015

Lui è Johann Trollmann (1907-1943), pugile sinti nella Germania nazista, il più bravo di tutti, ma c’è un particolare: è uno zingaro. La vita di Johann comincia subito di corsa, da quando, bambino, scopre la boxe e sale sul ring portando con sé i valori e la tradizione della sua gente, e guadagnando strepitose vittorie, una più emozionante dell’altra, con il pubblico (soprattutto femminile) in visibilio. Ma uno zingaro non è come gli altri tedeschi: come può rappresentare la grande Germania alle Olimpiadi del 1928? Le strade del successo ben presto gli vengono sbarrate, il clima politico peggiora, il nazismo travolge tutto, anche la sua vita e quella della sua famiglia. Non importa che Johann sia il più bravo, il titolo di campione dei pesi mediomassimi gli verrà negato, nonostante la vittoria sul ring. Da quel momento la sua vita diventa impossibile: prima il divorzio cui è costretto per salvare la moglie e la figlia, poi la sterilizzazione, la guerra cui partecipa come soldato e infine il campo di concentramento e l’ultima sfida, quella decisiva, contro il kapò, che vincerà, e per questo sarà punito. Con la morte. Dario Fo, grazie a una ricerca di Paolo Cagna Ninchi, ancora una volta recupera una vicenda vera e dimenticata. Solo di recente la Germania ha riconosciuto il valore e l’autenticità di questa storia consegnando alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann ottant’anni prima.

 

Mary Chamberlain, La sarta di Dachau, Garzanti, 2016

Londra, 1939. Ada Vaughan non ha ancora compiuto diciotto anni quando capisce che basta un sogno per disegnare il proprio destino. E il suo è quello di diventare una sarta famosa, aprire una casa di moda, realizzare abiti per le donne più eleganti della sua città. Ha da poco cominciato a lavorare presso una sartoria in Dover Street, e la vita sembra sorriderle. Un viaggio imprevisto a Parigi le fa toccare con mano i confini del suo sogno. Ma la guerra allunga la sua ombra senza pietà. Ada è intrappolata in Francia, senza la possibilità di ritornare a casa. Senza soldi, senza un rifugio, Ada non ha colpe, se non quella di trovarsi nel posto sbagliato. Ma i soldati nazisti non si fermano davanti a niente. Viene deportata nel campo di concentramento di Dachau. Lì, dove il freddo si insinua senza scampo fino in fondo alle ossa, circondata da occhi vuoti per la fame e la disperazione, Ada si aggrappa all’unica cosa che le rimane, il suo sogno. La sua abilità con ago e filo le permette di lavorare per la moglie del comandante del campo. Gli abiti prodotti da Ada nei lunghi anni di prigionia sono sempre più ricercati. La sua fama travalica le mura di Dachau e arriva fino alle più alte gerarchie naziste. Le viene commissionato un abito che dovrà essere il più bello che abbia mai confezionato. Un vestito da sera nero, con una rosa rossa. Ma Ada non sa che quello che le sue mani stanno creando non è un abito qualsiasi. Sarà l’abito da sposa di Eva Braun, l’amante del Führer…

 

Moriz Scheyer, Un sopravvissuto, Guanda, 2016

Non solo documento e testimonianza, non solo il più incredibile dei “casi editoriali”: “Un sopravvissuto” è un racconto di straordinaria intensità e acutezza, opera della penna di un intellettuale ebreo austriaco costretto ad abbandonare il suo paese nel 1938, dopo l’Anschluss. Giornalista e scrittore, Moriz Scheyer ha ricostruito in presa diretta un’esperienza unica, che ha del miracoloso, riversando in queste pagine la sua parabola individuale, i suoi incontri, le sue paure e le sue speranze, quando ancora non aveva alcuna certezza di quale sarebbe stato il suo destino. Prendono vita, così, la Vienna degli anni Trenta, Parigi prima e dopo l’occupazione nazista, e si dipana una storia forte e drammatica: il personale esodo di un uomo braccato, la sua prigionia in un campo di concentramento in Francia, i contatti con la Resistenza, l’infruttuoso tentativo di fuga in Svizzera, il rocambolesco salvataggio e il periodo trascorso in clandestinità in un convento di suore francescane. Ma anche l’amarezza di una liberazione che “ha un sapore di cenere… una cenere che il vento porta con sé”.

Jan T. Gross, Un raccolto d’oro: il saccheggio dei beni ebraici, EiNaudi, 2016

Tutto inizia da una fotografia di gruppo. A prima vista la scena appare familiare: contadini che si riposano dopo il lavoro della mietitura. Ma quando ci accorgiamo con orrore che il raccolto disposto ai piedi del gruppo è fatto di ossa e di teschi umani, il senso di smarrimento cresce. Si tratta di un raccolto di un genere molto differente. Il punto di partenza di “Un raccolto d’oro”, ritrae, effettivamente, un gruppo di persone sulla collina formata dalle ceneri degli ottocentomila ebrei gassati e cremati a Treblinka tra il luglio 1942 e l’ottobre 1943. L’occupazione di coloro che vediamo nella foto è quella di scavare tra i resti umani alla ricerca dell’oro e dei beni preziosi sfuggiti agli assassini nazisti. Anche a guerra finita, scavatori andavano alla ricerca di oggetti di valore delle vittime che i nazisti potevano aver tralasciato. La storia racchiusa in questa fotografia, scattata poco dopo la guerra, simboleggia il saccheggio dei beni ebraici che, nell’intero continente europeo, è andato di pari passo con la Shoah. La spoliazione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale ha generato occasionalmente attenzione quando banche svizzere sono state forzate a produrre liste dei beni occultati o musei nazionali sono stati costretti a restituire opere d’arte trafugate. Ma il furto dei beni della popolazione ebraica europea non è stato appannaggio del solo regime nazista. Esso è stato perpetrato anche dalla popolazione locale, come quella ritratta nella fotografia.

 

Françoise Frenkel, Niente su cui posare il capo, Guanda 2016

Nel 1921 la giovane Françoise Frenkel, ebrea di origine polacca, fonda la Maison du Livre, la prima libreria francese di Berlino, frutto della sua grande passione per la lingua e la cultura del paese in cui ha vissuto a lungo e studiato. Ben presto la libreria diventa un luogo di ritrovo e confronto, dapprima nella Germania cupa e traumatizzata dalla Grande guerra, poi nell’atmosfera più aperta e vivace della Repubblica di Weimar. Con l’ascesa del nazismo il clima cambia, e per Françoise diventa impossibile proseguire questa attività. A pochi giorni dallo scoppio della guerra ritorna a Parigi, ma le persecuzioni la raggiungono al seguito delle truppe tedesche e la costringono a riparare a sud, prima ad Avignone, poi a Nizza, Grenoble, Annecy. Per più di tre anni, fino a quando nel 1943 riesce a passare clandestinamente la frontiera svizzera, vive da fuggiasca e registra incredula la trasformazione della sua patria elettiva: la cancellazione dei diritti, i rastrellamenti, le deportazioni, la propaganda razzista alla radio e i discorsi antisemiti della gente, la codardia e l’ignoranza di chi è pronto a giustificare qualunque nefandezza. Ma c’è anche chi la aiuta, per istintivo eroismo o per scelta politica, per spirito cristiano o per orgoglio nazionale, per interesse o per pura solidarietà umana. Questo libro ci restituisce, miracolosamente intatti, la voce, lo sguardo, l’emozione di una donna coraggiosa, il suo amore per i libri… Prefazione di Patrick Modiano.

 

Ryan Graudin, La ragazza che sfidò il destino, De Agostini, 2016

È il 1956 e l’alleanza tra le armate naziste del Terzo Reich e l’impero giapponese governa gran parte del mondo. Ogni anno, per celebrare la Grande Vittoria, le forze al potere organizzano il Tour dell’Asse, una spericolata e avvincente corsa motociclistica che attraversa i continenti collegando le due capitali, Germania e Tokyo. Il premio in palio? Un incontro con il supersorvegliato Führer, al Ballo del Vincitore. Yael, una ragazza sopravvissuta al campo di concentramento, ha visto troppa sofferenza per rimanere ancora ferma a guardare, e i cinque lupi tatuati sulla sua pelle le ricordano ogni giorno le persone che ha amato e che le sono state strappate via. Ora la Resistenza le ha dato un’occasione unica: vincere la gara, avvicinare Hitler … e ucciderlo davanti a milioni di spettatori. Una missione apparentemente impossibile che solo Yael può portare a termine. Perché, grazie ai crudeli esperimenti a cui è stata sottoposta, è in grado di assumere le sembianze di chiunque voglia. Anche quelle di Adele Wolfe, la Vincitrice dell’anno precedente. Le cose però si complicano quando alla gara si uniscono Felix, il sospettoso gemello di Adele, e Luka, un avversario dal fascino irresistibile.

 

Alex Rosenberg, La ragazza di Cracovia, Sperling & Kupfer, 2017

Rita Feuerstahl ha solo vent’anni quando, nel 1935, si iscrive alla Facoltà di legge di Cracovia. Vuole la libertà, vuole l’amore, non presta attenzione ai venti di guerra che soffiano in tutta Europa. Sarà la Storia a trascinarla nel suo turbine. Allora, Rita dovrà adattarsi in fretta: fugge da una fabbrica dove gli ebrei sono costretti ai lavori forzati, adotta una falsa identità, entra sotto copertura nel cuore della Germania nazista, in possesso di un segreto che potrebbe mettere a repentaglio molte vite oltre la sua – oppure cambiare le sorti del conflitto

 

Amos Oz, Tocca l’acqua, tocca il vento, Feltrinelli, 2017

Nel 1939, mentre i tedeschi avanzano in Polonia, Elisha Pomerantz, piccolo orologiaio ebreo con la passione della matematica e della musica, scappa nella foresta, lasciandosi dietro la bella e intelligente moglie Stefa. Stefa non si rende conto del pericolo, ma quando la situazione precipita, si chiude in casa, poi viene travolta anche lei dalla tempesta della guerra. Elisha, dopo aver errato per i boschi europei, arriva prima in Grecia e poi in Israele, dove trova rifugio in un piccolo kibbutz, e silenziosamente si rimette a riparare gli orologi, a cercare la musica nella matematica e la matematica nella musica. Stefa, invece, deportata in Unione Sovietica, è costretta a diventare una spia staliniana. E sognano di rivedersi. “Tocca l’acqua, tocca il vento” è un romanzo insolito per Amos Oz. Venato di realismo magico, ricco di simboli e di speculazioni filosofiche, a tratti misterioso, con momenti di grande dolcezza, racconta la fuga degli ebrei dallo sterminio europeo.

 

Anilda Ibrahimi, Il tuo nome è una promessa, Einaudi, 2017

Nella vita di Rebecca la fuga a un certo punto è l’unica trama possibile. Il suo matrimonio con Thomas probabilmente è arrivato al capolinea, meglio non assistere alla consunzione dell’amore. Per questo accetta l’incarico dell’organizzazione internazionale per cui lavora: destinazione Tirana. Non è mai stata in Albania, ma di quel paese sa molte cose. Sa per esempio che l’ospite è sacro e che la parola data viene presa seriamente. Quello infatti è il paese che ha dato ospitalità a sua madre Esther in fuga dalla Berlino nazista, il paese che le ha salvato la vita. Ma proprio nell’Albania di re Zog, che accoglieva gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, Esther ha perso sua sorella Abigail – catturata dai nazisti e deportata a Dachau. E quello strappo mai ricucito è ancora troppo doloroso per essere raccontato. Ad accoglierla a Tirana, Rebecca trova un ragazzo dalla voce rauca ma che con le parole sa fare vertiginosi ricami: Andi sarà il suo assistente, e forse qualcosa di più. Rebecca farà così i conti col passato della sua famiglia ma anche con Thomas, che la raggiungerà per provare a dare un nuovo corso alla loro storia. Sarà proprio lui, fotografo di fama, a riannodare i fili di quelle vite spezzate ricostruendo in un documentario le vicende degli ebrei salvati da re Zog, e delle due sorelle Esther e Abigail.

 

Dasa Drndic, Trieste, Bompiani 2014

Haya Tedeschi è a Gorizia, sola e circondata da una cesta di fotografie e ritagli di giornali. È una donna anziana, che dopo 62 anni aspetta di ricongiungersi a suo figlio, avuto da un ufficiale delle SS e rapito dalle autorità tedesche per far parte del programma segreto di Himmler: il progetto Lebensborn. Il figlio che sta cercando disperatamente era nato nel 1915 da una relazione con Kurt Franz, giovane ufficiale tedesco alto e biondo di cui si era innamorata, senza sapere che era già a capo del campo di lavoro di Treblinka. Haya riflette sulle esperienze della sua famiglia ebrea convertita al cattolicesimo, e sul massacro degli ebrei italiani nella Risiera di San Sabba, il campo di concentramento di Trieste. La ricerca ossessiva di suo figlio la conduce tra fotografie, mappe, le deposizioni ai processi di Norimberga e le testimonianze dirette delle atrocità avvenute sulla sua porta di casa. Da questo romanzo emerge la sconcertante cronaca dell’occupazione nazista nel nord Italia. Ci sono 9000 nomi elencati nel libro: sono i nomi degli ebrei italiani che hanno trovato la morte nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale e il loro susseguirsi compone un inaudito memoriale delle vittime.

 

Paola Capriolo, Mi ricordo, Giunti, 2015

Adela e Sonja: due figure di donna e due destini che non si potrebbero immaginare più diversi. La prima, negli anni trenta, conduce un’agiata esistenza accanto ai genitori nella loro villa in riva al fiume, intrecciando con un insigne poeta un ingenuo e appassionato carteggio sull’arte, la musica, la bellezza; la seconda, ai giorni nostri, lavora nella stessa casa come badante al servizio di un vecchio signore dispotico. Ma non è stato il caso a condurla lì, perché, come scopriremo a poco a poco, un vincolo profondo lega queste due vicende che scorrono parallele nelle pagine del libro. Mentre si prende cura del padrone accompagnandone la regressione verso l’infanzia, Sonja compie un lungo, tormentoso ”scavo archeologico” alla ricerca del proprio passato familiare; intanto, le lettere di Adela al poeta ci svelano il lento precipitare della sua vita dalla normalità all’incubo: le persecuzioni razziali, la deportazione in un campo di sterminio, la ”salvezza” pagata con i servigi prestati in un’altra casa, dalle imposte perennemente chiuse, che gli aguzzini definiscono con atroce ironia ”la casa della gioia”, l’impossibile ritorno, dopo quella degradazione estrema, alla normalità di una vita borghese. Se esiste una speranza di riscatto, è affidata alla memoria e alla compassione di chi viene dopo; o forse a quella misteriosa frase di Dostoevskij, ”La bellezza salverà il mondo”, di cui Sonja intuirà solo alla fine un significato possibile.


Diari e memorie:

Domenico Aronica, La tragica avventura, Cierre, 2008

Denis Avey, Auschwitz, Newton Compton, 2011

Lidia Beccaria Rolfi, Le donne di Ravensbruck, Einaudi, 2003

Helene Berr, Il diario di Helene Berr, Frassinelli, 2009

Edith Bruck, Edith, La rondine sul termosifone, La nave di Teseo, 2017

Trudi Birger, Da bambina ho fatto una promessa, 2006

Giuseppe Bovo, Il dodicesimo quaderno, La Meridiana, 2009

Ann Charney, Ritorno a Dobryd, Marsilio, 2000

Helga Deen, Non dimenticarmi, Rizzoli, 2009

Charlotte Delbo, Un treno senza ritorno, 2002

Gioele Dix, Quando tutto questo sarà finito, Mondadori, 2014

Martin Doerry, Lilli Jahn, Rizzoli, 2003

Thomas Geve, Qui non ci sono bambini, Einaudi, 2011

Petr Ginz, Il diario di Petr Ginz, Frassinelli, 2006

Etty Hillesum, Lettere: 1942-1943, Adelphi, 1990

Etty Hillesum, Diaro: 1941-1942 Adelphi, 2012

Helene Holzman, Questa bambina deve vivere, Marsilio, 2005

Benjamin Jacobs, Il dentista di Auschwitz: una storia vera, Ginko, 2012

Marina Jarre, Ritorno in Lettonia, Einaudi, 2003

Dora Klein, Vivere e sopravvivere, Mursia, 2001

Clara Kramer, La guerra di Clara, Tea, 2009

Rutka Laskier, Diario, Bompiani, 2008

Ellis Lehman, Il nostro appuntamento, Piemme, 2013

Hanna Levy-Hass, Diario di Bergen-Belsen: 1944-1945, Fusi Orari, 2005

Charles Liblau, I Kapo di Auschwitz, Einaudi, 2007

Roma Ligocka, La bambina col cappotto rosso, Mondadori, 2001

Enrico Mentana, Liliana Segre, La memoria rende liberi, Rizzoli, 2015

Sami Modiano, Per questo ho vissuto : la mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili, Rizzoli, 2013

Clara Olink Kelly, L’albero dai fiori rossi, Adelphi, 2003

Giampaolo Pansa, Il mio viaggio tra i vinti: neri, bianchi e rossi, Rizzoli, 2017

Marcello Pezzetti, Il libro della Shoah italiana, Einaudi, 2009

Sam Pivnik, L’ultimo sopravvissuto, Newton Compton, 2012

Masha Rolnikaite, Devo raccontare, Adelphi, 2005

Helga Schneider, L’usignolo dei Linke, Adelphi, 2004

Alberto Sed, Sono stato un numero, Giuntina, 2009

Fatima Sed, Biografia di una vita in più: da oggi alla retata del 16 ottobre 1943, Elliot, 2017

Mirella Serri, Bambini in fuga: i giovanissimi ebrei braccati da nazisti e fondamentalisti islamici e gli eroi italiani che li salvarono, Longanesi, 2017

Helga Ludmilla Siersch, Addio Vienna, Fazi, 2011

Erika Silvestri, Il commerciante di bottoni, Fabbri, 2007

Giulia Spizzichino, La farfalla impazzita, Giuntina, 2013

Elisa Springer, L’eco del silenzio, Marsilio, 2003

Shlomo Venezia, Sonderkommando Auschwitz, Rizzoli, 2007

 


I campi di concentramento:

Bortolo Brogliato, I gironi dell’inferno due, 2007

Daniel, Blatman, Le marce della morte, Rizzoli, 2009

Stefania Consenti, Binario 21, Paoline, 2010

Ferruccio Folkel, La risiera di San Sabba, Rizzoli, 2000

Vasilij Semenovic Grossman, L’inferno di Treblinka, Adelphi, 2010

Alessandra Kersevan, Lager italiani, Nutrimenti, 2008

Carlo Saletti, Visitare Auschwitz, Marsilio, 2011

Helga Schneider, Lasciami andare, madre, Adelphi, 2001

Sybille Steinbacher, Auschwitz, Einaudi, 2005

 

Persecuzione e sterminio:

Diane Ackerman, Gli ebrei dello zoo di Varsavia, Sperling, 2009

Gotz Aly, Zavorre: storia dell’Aktion T4: l’”eutanasia” nella Germania nazista, 1939-1945, Einaudi, 2017

Georges Bensoussan, L’eredità di Auschwitz, Einaudi, 2002

Christopher R. Browning, Procedure finali, Einaudi, 2001

Edwin Black, L’IBM e l’olocausto, Rizzoli, 2001

Piotr Cywiński , Non c’è una fine: trasmettere la memoria di Auschwitz, Bollati Boringhieri, 2017

Giacomo Debenedetti, 16 ottobre 1943, Einaudi, 2001

Patrick Desbois, “Fucilateli tutti!”, Marsilio 2009

David Engel, L’Olocausto, Il Mulino, 2005

Arendt, Hannah, L’ebreo come paria: una tradizione nascosta, Giuntina, 2017

Adam Michnick, Il pogrom, Bollati Boringhieri, 2007

Hans Mommsen, La soluzione finale, Il Mulino, 2003

Michael R. Marrus, L’olocausto nella storia, Il Mulino, 2000

Bruno Segre, La Shoah: il genocidio degli ebrei d’Europa, Il Saggiatore, 1998

Bruno Maida, La Shoah dei bambini, Einaudi, 2013

Anna Sarfatti, L’albero della memoria: la Shoah raccontata ai bambini, Mondadori, 2013

Avrom Bendavid-Val, I cieli sono vuoti, Guanda, 2013

Anne Sinclair, 21, Rue La Boetie, Skira, 2012

Miriam Pressler, I Frank, Einaudi, 2012

 

 

Personaggi:

Giorgio Perlasca: La storia maestra di vita, Fondazione Perlasca

Sergio Capovilla, Ebrei internati a Camisano Vicentino durante la Seconda Guerra Mondiale, Ed. Veneta, 2006

Dalbert Hallenstein, Giorgio Perlasca, Chiarelettere, 2010

Edgarda Ferri, Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore: vita di Etty Hillesum, La nave di Teseo, 2017

Melissa Muller, Anne Frank, Einaudi, 2000

Paolo Tagnini, Le poche cose, Cierre, 2006

 

Chiesa, intellettuali, negazionismo:

Daniel Jonah Goldhagen, Una questione morale, Mondadori, 2003

Enzo Traverso, Auschwitz e gli intellettuali, Il Mulino, 2004

Francesco Rotondi, Luna di miele ad Auschwitz, Marsilio, 2011

Claudio Vercelli, Il negazionismo, Laterza, 2013

 

 

Per l’insegnamento:

 

Come insegnare l’Olocausto a scuola, Proedi, 2005

Viaggi nella memoria della Shoah, Cleup, 2011

Paola Faorlin, La giornata della memoria, Erga, 2010

 

I LIBRI PER RAGAZZI

shoah ragazzi 20181

scarica QUI la bibliografia per ragazzi sulla Shoah

DAI SETTE ANNI:

 

Levi Lia, La portinaia Apollonia, Roma, Orecchio acerbo, 2005.

Questa è la storia di Daniel, un bambino ebreo e di una portinaia di nome Apollonia. Autunno 1943, papà non c’è, mamma lavora e Daniel deve correre a fare la fila per comprare da mangiare. Ma è la portinaia Apollonia, di sicuro una strega, a spaventarlo più di tutto. Ma un giorno…

 

Farina Lorenza, La bambina del treno, Milano, Paoline, 2010

Lungo la strada gli occhi della bambina si incontrano con quelli di un bambino che dal ciglio della strada guarda incuriosito i treni sfrecciare. I due si salutano con la mano e il racconto della storia passa a quest’ultimo, che chiede a sua madre il perché di quel viaggio. Due bambini, due madri, due punti di vista.

 

Farina Lorenza, Il volo di Sara, Casalecchio di Reno, Fatatrac, 2011

L’incontro tra una bambina e un pettirosso in un campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Il piccolo pettirosso deciderà di portare con sé questa nuova amica dal nastro azzurro tra i capelli, perché la Shoah e i campi di concentramento sono cosa troppo crudele per una bambina. Un albo lirico e potente, profondamente emozionante.

 

Levi Lia, La perfida ester, Milano, Mondadori, 2002.

Una recita scolastica diventa l’occasione per una rivolta della classe contro l’atteggiamento ingiusto di una compagna: questo e un altro racconto ambientati nell’Italia delle leggi razziali.

 

Ungerer Tom, Otto: autobiografia di un orsacchiotto, Milano, Mondadori, 2003

L’orsacchiotto Otto racconta la propria vita da quando nella Germania nazista fu strappato al padroncino, che lo donò poi al suo amico del cuore, alle vicissitudini che li fecero ritrovare tutti e tre insieme negli USA. Testo in grandi caratteri, illustrazioni a colori, notizie sull’autore.

 

Sarfatti Anna e Michele, L’ albero della memoria, Milano, Mondadori, 2013

Samuele Finzi e la sua famiglia vivono a Firenze, dove conducono una vita serena seguendo i precetti della tradizione ebraica. Nel giardino della loro casa c’è un vecchio olivo, nella cui cavità Sami ripone i suoi “tesori”. Ma con l’entrata in vigore delle leggi antiebraiche la vita dei Finzi cambia per sempre: Sami viene nascosto in collina presso i nonni dell’amica Francesca mentre i suoi tesori rimangono nell’olivo…

 

Palumbo Daniela, Le valigie di Auschwitz, Milano, Piemme, 2011

Carlo, che adorava guardare i treni e decide di usarli come nascondiglio; Hannah, che da quando hanno portato via suo fratello passa le notti a contare le stelle; Emeline, che non vuole la stella gialla cucita sul cappotto; Dawid, in fuga dal ghetto di Varsavia con il suo violino. Le storie di quattro ragazzini che, in un’Europa dilaniata dalle leggi razziali, vivono sulla loro pelle l’orrore della deportazione.

 

Cohen-Janca Irene, L’ ultimo viaggio: il dottor Korczak e i suoi bambini, Roma, Orecchio acerbo, 2015

Non la fame, né le malattie, e neppure le sadiche angherie naziste riescono a intaccare i principii
e le pratiche che Pan Doktor, il dottor Korczak, mette in atto con i suoi bambini dell’orfanatrofio. Dalle strade di Varsavia alle mura del ghetto, fino al campo di Treblinka. Un’indimenticabile storia di coraggio, di resistenza e di amore per la vita. E, soprattutto, di rispetto per l’infanzia.

 

Cohen-Janca Irene, L’ albero di Anne, Roma, Orecchio acerbo, 2010

Un vecchio ippocastano, nel cortile di una casa alle spalle di uno dei tanti canali di Amsterdam.
“Ho più di cento anni, e sotto la corteccia migliaia di ricordi. Ma è di una ragazzina – Anne il suo nome – il ricordo più vivo. Aveva tredici anni, ma non scendeva mai in cortile a giocare (…)E vedevo il suo sorriso. Luminoso come uno squarcio di luce e speranza in quegli anni tetri e bui della guerra.” Un originale racconto, fatto da un testimone d’eccezione, della storia di Anna Frank.

 

Terranova Nadia, Bruno: il bambino che imparò a volare, Roma, Orecchio acerbo, 2012

Nessuno, in Galizia, avrebbe mai pensato che quel bambino ebreo, incerto e impacciato, schivo e introverso per carattere, sarebbe diventato uno dei più grandi scrittori europei. E neppure lontanamente avrebbe potuto immaginare la sua fine così tragica e assurda. Parole e disegni, delicati e struggenti come le sue botteghe color cannella, per ricordare Bruno Schulz.

 

Molesini Andrea, All’ombra del lungo camino, Mondadori, 1990.

Due fantasmi e una puzzola parlante organizzano una fuga di massa da un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale.

 

Jelinek Thomas, Kaddish per i bambini senza figli, Genova, Edicolors, 2000.

Ci sono bambini che non hanno fatto in tempo a diventare grandi: sono i bambini di Terezin. Saliti su un treno diretto ai “campi”, sperano di poter rivedere lì le farfalle. Quelle farfalle che nessuno ha portato con sé.

 

 

 

DaI DIECI anni:

 

Schneider Helga, Stelle di cannella, Milano, Salani, 2002.

E’ l’inverno del 1932 a Wilmersdorf, un tranquillo e benestante quartiere di una città tedesca. Fra le famiglie che vi abitano, i rapporti superano quelli del buon vicinato: David, figlio del giornalista ebreo Jakoob Korsakov, e Fritz, figlio del poliziotto Rauch, sono amici per la pelle e compagni di banco a scuola elementare, fino a quando…

Kerr Judith, Quando Hitler rubò il coniglio rosa, Firenze, Sansoni, 1990. Dov’è il coniglio rosa? Se l’è preso Hitler e se lo tiene ben stretto. E’ tutta colpa sua se Anna, Max, mamma e papà devono lasciare la Germania. E lasciare nelle sue grinfie il coniglio rosa, i giochi, i libri, la casa, il passato.

Schmitt Eric-Emmanuel, Il bambino di Noè, Rizzoli, 2004

1942: nel Belgio occupato dai nazisti, il piccolo ebreo Joseph, sette anni, viene affidato dai genitori a un sacerdote cattolico, padre Pons, che in una sorta di collegio accoglie sotto falso nome molti ragazzi ebrei. Joseph è sedotto dai riti cristiani come la messa a cui assiste per non destare sospetti, ma padre Pons non vuole che abbandoni la fede degli antenati. E gli svela un segreto: nella cripta della chiesa…

 

Levine Karen, La valigia di Hana : una storia vera, Milano, Fabbri, 2003.

Nel marzo del 2000 una vecchia valigia arriva nel piccolo museo dell’Olocausto di Tokyo, in Giappone. Sopra qualcuno ha scritto con della vernice bianca: Hana Brady, 16 maggio 1931, orfana. Chi era Hana? E che cosa le è successo? Fumiko Ishioka, la curatrice del museo, parte per l’Europa, destinazione Praga, sulle tracce di una bambina di tanti anni fa.

 

Orlev Uri, L’ isola in via degli Uccelli, Firenze, Salani, 1993.

La seconda guerra mondiale infuria per l’Europa e in Polonia la vita, già difficile per tutti, è per gli ebrei pressoché insopportabile. Alex è ebreo. Sua madre è scomparsa nel nulla e suo padre è stato prelevato dalle SS. Rimasto solo, Alex si è rifugiato in un edificio abbandonato, al numero 78 di Via degli Uccelli, e dalla sua isola segreta esce solo di notte, per procurarsi il cibo…

 

Gold Alison Leslie, Mi ricordo Anna Frank, Milano: Bompiani, 1999

La storia vera di Hannah Goslar, amica d’infanzia di Anna Frank, emigrata a Gerusalemme nel 1947. Un’amicizia che parte dall’infanzia, si allenta a causa delle leggi razziali, che rubano la libertà alle due ragazze, e si riaccende quando, rinchiusa in un campo di concentramento, Hannah incontra, fatalmente, la sua amica di sempre, Anna Frank.

 

Orlev Uri,  Corri ragazzo, corri, Milano, Salani, 2003.

Srulik, otto anni, è ebreo e vive con la famiglia nel ghetto di Varsavia, durante la seconda guerra mondiale. Rimasto solo, si unisce a una banda di orfani che sopravvivono di piccoli furti, dormendo nelle case abbandonate.

 

Orlev Uri,  Lydia, regina della Terra promessa, Firenze, Salani, 1995.

Lydia è nata nel 1933 in Romania ed è ebrea, anche se non sa bene cosa voglia dire. I suoi genitori sono spesso fuori casa, ma Lydia si è sempre rifugiata nella fantasia per vivere con coraggio e umorismo quello che le succede. Sullo sfondo dei grandi eventi storici, un romanzo che affronta argomenti della vita provata come la lontananza della famiglia, la solitudine, la separazione dei genitori.

 

 

 

Joffo Joseph, Un sacchetto di biglie, Firenze, Sansoni, 1989.

Con coraggio due fratelli affrontano le situazioni più pericolose per salvarsi dalle persecuzioni subite nella Francia occupata dai tedeschi: dalla fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio fino alla salvezza definitiva avvenuta grazie all’intervento di un sacerdote cattolico. Saranno queste le esperienze che li fanno crescere.

 

Boyne John , Il bambino con il pigiama a righe, Fabbri, 2006

Bruno, 9 anni, figlio di un comandante delle SS, stringe un’intensa amicizia con un piccolo ebreo prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz, senza sapere cosa significhi essere ebrei e star rinchiusi lì.

 

Matteo Corradini, La repubblica delle farfalle, Rizzoli, 2012

A Terezín c’era tutto: case, strade, musica, teatro. Tranne la libertà. Ogni venerdì sera, però, nel ghetto, un gruppo di ragazzi si raccoglieva di nascosto intorno al bagliore di lumino per creare un giornale che fu chiamato Vedem, ovvero Avanguardia. Era il loro modo di lottare, di tenersi stretta la voglia di restare vivi. Molte pagine di Vedem sono oggi conservate al Memorial di Terezín, da dove Matteo Corradini è partito per raccontare una straordinaria forma di resistenza.

 

Levi Lia, Una valle piena di stelle, Milano, Mondadori, 1997.

A Brunisa il destino ha fatto fin troppi dispetti: prima un nome bizzarro, poi le leggi razziali e ora la guerra che devasta l’Europa e rinchiude nei lager gli ebrei come lei…

 

Spinelli Jerry, Misha corre, Milano, Mondadori, 2004

Misha è un giovanissimo zingaro che vive di furtarelli nella Varsavia occupata dai nazisti e che si ritrova a doversi nascondere per difendere non più il suo magro bottino ma la vita.

 

Levi Lia, Il segreto della casa sul cortile,  Milano,  Mondadori, 2001.

La vita di Piera, già scossa dalle leggi razziali, è ora sconvolta dalla necessità di nascondersi e di fingersi un’altra persona…

 

Pederiali Giuseppe, Il diario di Jorg, Milano, Mondadori, 2000.

Jorg, tredici anni, è orgoglioso di suo padre, alto e impettito nell’uniforme delle SS tedesche. Ma nel suo mondo ordinato e sicuro succede qualcosa che lo rende inquieto e lo fa riflettere.

 

Buongiorno Teresa, Io e Sara, Roma 1944, Casale Monferrato, Piemme, 2003.

Isabella, detta Isa Osa, vive a Roma, in una vecchia villa con tante stanze misteriose e un grande giardino. Quando conosce Sara è felice: finalmente un’amica vera, con cui condividere giochi e segreti! Sara però è ebrea, e sono gli anni difficili della seconda guerra mondiale…

 

 

 

 

Sessi Frediano, L’ isola di Rab: 1941-1943, Milano, Mondadori, 2001.

Quando Benni parte per raggiungere i genitori nell’isola di Rab, dove suo padre è addetto ad un campo di internamento per i civili sloveni, è convinto di andare incontro ad una grande avventura ma ben presto si trova davanti a una realtà sconvolgente…

 

 

 

DAI TREDICI ANNI:

 

Uhlman Fred, L’ amico ritrovato, Torino, Loescher, 1986.

Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. Uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame viene spezzato. John Boyne ci consegna una storia che dimostra come in una guerra tutti sono vittime

 

Nir Yehuda, Diario di Yehuda, Milano, Mondadori, 2004.

Yehuda Nir aveva undici anni quando suo padre, ebreo, fu ucciso dai soldati tedeschi. Mentre gli ebrei venivano radunati per essere trasportati ai campi di concentramento, Yehuda scappò con la madre e la sorella. Fingendosi cattolica, la famiglia Nir visse per quattro anni nel terrore di essere smascherata.

 

Boyne John, Il bambino in cima alla montagna, Rizzoli, 2016

Pierrot è ancora un bambino quando, rimasto orfano, deve lasciare la sua amata Parigi per andare a stare dalla zia in una bellissima e misteriosa magione tra le cime delle Alpi bavaresi. Ma quella non è una villa come le altre e il momento storico è cruciale: siamo nel 1935 e la casa in cui Pierrot si ritrova a vivere è il Berghof, quartier generale e casa delle vacanze di Adolf Hitler. Il Führer lo prende sotto la sua ala protettrice e Pierrot poco alla volta viene catturato da quel nuovo mondo dove non è facile capire dove sta il Bene e dove il Male.

 

Bitton Jackson Livia, Ho vissuto mille anni, Milano, Fabbri, 2001.

Il libro è il diario di Elli Friedman, ragazzina tredicenne ai tempi dell’invasione tedesca dell’Ungheria nel 1944. Deportata ad Auschwitz, la piccola Elli riesce a salvarsi. Nel suo diario racconta la vita quotidiana nel campo di concentramento, mettendo l’accento sui piccoli giochi del destino che le hanno permesso di uscirne viva.

 

Cognolato Luca e Del Francia Silvia, L’ eroe invisibile, San Dorligo della Valle, Einaudi, 2014

Budapest, 1944: la guerra che volge al termine mostra il proprio volto più disumano. Mentre i sovietici avanzano verso Occidente, gli ebrei intrappolati nella capitale sono decimati dalla fame, dal freddo, dai folli assalti dei nazisti tedeschi e ungheresi. Per Giorgio Perlasca, semplice uomo d’affari italiano, l’orrore sta per finire: tramite l’ambasciata spagnola potrà presto rimpatriare, riabbracciare la moglie, dimenticare quell’inferno. Ma davanti ai suoi occhi si sta consumando una quotidiana, brutale tragedia: non può andarsene senza far nulla.

 

Pressler Mirjam, Un libro per Hanna, Milano, Il castoro, 2014

Germania, 1939. Hanna, 14 anni, è ebrea. Con le leggi razziali in vigore non ha una vita facile. Ma c’è una speranza: la possibilità di emigrare in Palestina grazie a un’organizzazione sionista. Insieme ad altre ragazze della sua età, parte così per la Danimarca, tappa intermedia del viaggio verso la salvezza. Hanna crede di essere ormai al sicuro dai nazisti, ma di lì a poco Hitler invade la Danimarca. È l’inizio della sua odissea

 

Sharenow Robert, La stella nel pugno, Milano, Piemme, 2012

Karl Stern, quattordicenne di Berlino, non ha mai pensato a se stesso come a un ebreo. Ma ai nazisti non importa che non abbia mai messo piede in una sinagoga o la sua famiglia non sia praticante. Demoralizzato dalle continue aggressioni subite a causa di un’eredità che non riconosce come sua, il ragazzo cerca di dimostrare ai coetanei quanto vale. E quando ha l’occasione di essere allenato da Max Schmeling, campione mondiale di boxe ed eroe nazionale della Germania nazista, pensa sia l’occasione giusta per il suo riscatto agli occhi dei suoi compagni.

 

Thor Annika, Un’ isola nel mare, Milano, Feltrinelli, 2001.

Due sorelline austriache fanno parte di un gruppo di bambini ebrei strappati alle persecuzioni naziste e ospitati in un’isola della Svezia. Il loro inserimento è difficile, così come difficile è il rapporto con le nuove famiglie.

 

Thor Annika, Lo stagno delle ninfee, Milano, Feltrinelli, 2002.

Prosegue la storia di Steffi e Nelli, le due sorelline ebree austriache messe in salvo dalle persecuzioni naziste e portate su un’isola al largo di Göteborg. Adesso Steffi inizia per la seconda volta una nuova vita.

 

Reiss Johanna, La stanza segreta, Casale Monferrato, Piemme junior, 2003.

Quando nel 1940 la Germania occupa l’Olanda, Annie e sua sorella sono costrette a nascondersi. Chiuse in una stanza segreta, Annie e Sini creano un mondo tutto loro, fatto di fantasia, di piccole cose e di grandi sogni.

 

Frank Anne, Diario, Torino, Einaudi, 1993.

Il “Diario” della ragazzina ebrea che a tredici anni racconta gli orrori del Nazismo, gli ultimi mesi di vita di Anna e della sorella Margot.

 

Lucarelli Carlo, Il trillo del diavolo, Trieste, El, 1998.

1939: aria di guerra. Viktor è un giovane e geniale violinista polacco che si trova a Trieste al seguito di un’orchestra sinfonica. Quando sta per partire insieme agli altri musicisti viene contattato da un emissario del governo del suo paese. L’uomo ha con sé i documenti che provano l’imminente invasione della Polonia e vuole che Viktor faccia arrivare i documenti a chi potrà usarli per fermare l’invasione. Viktor accetta e il servizio segreto tedesco incomincia a dargli la caccia…

 

SAGGISTICA

 

Levi Lia, Che cos’e l’antisemitismo? Per favore rispondete, Milano, Mondadori, 2001.

 

Springer Elisa, L’eco del silenzio: la Shoah raccontata ai giovani, Venezia, Marsilio, 2003.

 

Angela Cerinotti, Gli ebrei,  Colognola Ai Colli, Demetra, 1997.

 

Sessi Frediano, Sotto il cielo d’Europa: ragazze e ragazzi prigionieri dei lager e dei ghetti, Trieste Einaudi, 1998.

 

Tedesco Luciana, Ragazzi nella Shoah, Milano, Paoline, 2010

 

Frassineti Lia, Tagliacozzo Lia, Anni spezzati: storie e destini nell’Italia della Shoah, Firenze, Giunti progetti educativi, Roma, Comunita ebraica di Roma, 2009

 

Kaminski Sarah, Il libro della Shoah: ogni bambino ha un nome, Casale Monferrato, Sonda, 2009

 

 

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