Mostra personale di Giannino Scorzato in Biblioteca
Pro Loco di Arzignano
2 – 26 Maggio 2018
Biblioteca Civica
Mostra personale di Giannino Scorzato
Giannino Scorzato
Valdagnese di origine, e ivi residente.
In famiglia ho sempre respirato aria artistica. Primi rudimentali insegnamenti dal padre e dallo zio, però mi considero un autodidatta. Da sempre ho amato disegnare , colorare, arrampicare.
Le mie passioni disegnare-arrampicare, si sono sempre incrociate. Mi considero un artista-alpinista o alpinista-artista. Per me disegnare e arrampicare sono una cosa unica. Cerco di trasferire sulla tela e su fogli di carta il mio profondo sentire, in un indissolubile spirituale legame, disegnando volti segnati dalle ardite imprese , personaggi legati alla montagna, assemblando ritratti e montagne. Tutto questo per me è suono, è musica, è poesia.
Mi sono espresso da giovanissimo dapprima con la pittura ad olio, per poi passare al disegno a matita, seguendo per così dire un percorso inverso ed istintivo, come il mio carattere.
Trovo nella realizzazione dei ritratti, con il gioco del biancoscuro, l’essenzialità della forma, intense espressioni, ed il profondo animo della persona ritratta, oltre alla “somiglianza” fisica del volto raffigurato.
Nei giorni di sabato 5 - 12 – 19 dalle ore 10 alle 12l’Autore sarà presente in biblioteca per incontrare chi fosse interessato.
“Giannino Scorzato e le sue passioni.
Rocciare e pitturare.
Scalare montagne impervie, dipingere situazioni tra rocciose maestosità.
Fin dalla giovinezza e in seguito, tempo permettendo, Giannino ha desiderato salire sulle vette “in libera” o “in solitaria” (come dicono gli scalatori), cioè scegliendo con sapienza e coscienza la personale via da seguire per raggiungere la meta, e fissare sulla tela, o altro supporto, quelle cromatiche , emozionanti, forti e concatenate asperità rocciose che si stagliano all’orizzonte, animando una scenografia mutevole ed incantevole: giorno, sera, notte e stagionalità. La grafia del pittore Scorzato è decisa, accompagnata da forme espressive che rilasciano emozioni: sentimenti “visibili” osservando quei segni che scavano immersa in un’aria magica, la luminosa superficie rocciosa (come fosse la ricerca di una introvabile ed agognata fenditura cui inserire il necessario appiglio per proseguire la scalata verso la vetta) che oltrepassano la dimensione formale per diventare necessario messaggio, irrinunciabile desiderio comunicativo. E in primo piano , cioè davanti quelle scenografie montane uniche, che solo un alpinista-artista può esibire, molto spesso, raffigura il volto di una persona. E questa effige è quella di una persona speciale: un alpinista, uno scalatore, un maestro di roccia.
Giannino Scorzato mostra la sua intima volontà di mettere per “iscritto”, sulla tela, sul foglio di compensato o di carta il suo profondo sentire, in un indissolubile spirituale legame, quei volti segnati dalle ardite imprese compiute. Ritratti e montagne diventano in queste opere d’arte una composizione unica: i di-segni che contrastano le superfici rocciose, l’atmosfera dell’ambiente più vicina al cielo, i ritratti di uomini forti segnati dall’intenso vissuto inducono l’occasionale osservatore a condividere l’espressività in essi contenuta.”
Vittorio Visonà
“Giannino Scorzato: LO GNOMO DISEGNATORE DELLE PICCOLE DOLOMITI
Sulle Piccole Dolomiti da oltre cinquant’anni si sente parlare di Giannino Scorzato. Barbetta ispida, occhi veloci, sorriso sereno sempre stampato sulle labbra pare uno gnomo delle rocce scappato dal grande nord per rifugiarsi sulle nostre montagne. Un bergvagabunden delle nostre pareti e dei nostri vaj. Senza dubbio è uno scalatore che, nonostante il suo ostinato silenzio, ha lasciato un segno indelebile.
Si auto definisce un rocciatore medio, di quelli che non amano l’estremo, ma in realtà negli anni lo si è visto protagonista da capo cordata di centinaia di scalate di livello massimo per gli alpinisti della sua epoca. Nato a Valdagno nel 1943, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta lo troviamo a ripetere lo Spigolo Nord dell’Agner, una delle vie di sesto grado più lunghe delle Dolomiti, la strapiombantissima Italia 61 sul Piz Ciavazes, la severa Tissi alla Torre Trieste, ma anche molte altre vie sulle pareti del Sella, delle Pale di San Martino, del Civetta. Sulle montagne di casa, in quegli anni, è tutto un susseguirsi di scalate che lui liquida come le “solite salite classiche delle Piccole Dolomiti” quali i sesti gradi dello Spigolo d’Uderle e del Camino Carlesso in Pasubio, del Gran Strapiombo del Baffelan, del Dito di Dio, della liscia Sibele, del Torrione Recoaro e tanti altri sul Carega, ma anche degli enormi strapiombi della via degli Eroi sul monte Cengio. Salite fatte da capocordata o legato dietro ai suoi allievi preferiti per i quali ha dedicato anima e corpo nella didattica e nel trasferimento di esperienza, credendo fortemente nella dinamica della formazione.
“Mi piaceva spaziare su vie di IV e V grado con spirito pionieristico e dove quasi nessuno andava”, dice Scorzato con una modestia che ai giorni nostri sembra quasi sfrontata, ma forse senza nemmeno rendersi conto che in realtà è stato uno dei migliori sestogradisti di quegli anni. Poi, nella realtà di un’attività immensa tenuta riservata per anni, si scopre soprattutto la voglia di esplorare, di girare, di vagabondare per vette e pareti. “Quello che mi dava più soddisfazione era arrampicare tutto il giorno su e giù per guglie”, sorride oggi, passata la settantina. Giannino Scorzato sembra ignaro dell’evoluzione dell’alpinismo, dei record, delle competizioni. Infatti un giorno dopo aver salito la torre Orsini, raggiunse la punta di Mezzodì lungo lo spigolo Fox. Sceso da questa salì la punta di Cherlong, poi le punte dei Camosci, il Molare e infine raggiunse cima Carega per la cresta finale con un totale di mille metri di dislivello su roccia, raro da trovare sulle nostre montagne. Oggi si chiamerebbero concatenamenti, ma a partire dagli anni sessanta Scorzato di queste fatiche ne fece spesso. Legò consecutivamente da un solo filo immaginario le guglie Rio, Borgo, Valdagno, la torre e la cima Mosca sul Carega e poi ancora la guglia Berti, il Sasso delle Frane, la guglia Cesareo e il Castello degli Angeli.
Ma quello che più meraviglia è scoprire le sue vie nuove, le prime ripetizioni, le prime invernali tutte fatte con lo spirito estasiato dell’esploratore e tenute gelosamente conservate nel suo spirito di folletto. Ci sono vie che portano il suo nome sulla torre dell’Emmele, sul terzo Apostolo, sulla punta di Cherlong, sulla torre Orsini, sul contrafforte dell’Obante, sulla guglia Adriano, sulla guglia Berti, sulla punta Losche e via dicendo.
Poi ogni tanto si ricorda del chiaroscuro di un contrafforte e lo riporta a matita su un cartoncino. Ed ecco che lo gnomo scopre la sua anima davanti a quel foglio di carta e disegna montagne e volti degli alpinisti, rocce e amici di un tempo con i quali ha scalato pareti verticali. La passione per le nostre montagne, che lo accompagna da più di cinquant’anni, si trasforma quindi in arte e soprattutto in documento storico dando a Giannino Scorzato quei connotati, sicuramente non cercati, di importante protagonista narratore delle Piccole Dolomiti.”
Franco Perlotto
“UNA CHIAREZZA VISIVA
Osservando la sua pittura traspare evidente l’impronta di una ricerca visiva che riconcentra sull’essenziale. Il soggetto è sempre trattato con acuta sobrietà: questa attitudine del pittore per una concentrata articolazione della forma, assume evidente chiarezza visiva nella realizzazione dei ritratti.
Opere nelle quali la sensibilità di Scorzato, risalta in modo straordinariamente efficace. E se si desidera interpretare in senso realista l’arte del pittore è proprio nel ritratto che essa manifesta le sue più intense espressioni. Infatti, oltre alla “somiglianza” fisica del volto raffigurato è nel suo profondo animo della persona ritratta, che il dipinto dell’Artista Scorzato Giannino, comunica nell’asciuttezza rigorosa delle forme, la lucida spiritualità dei suoi disegni.
Le composizioni assumono una denotazione interiormente “monumentale” perché dotate di un’atmosfera cromatica e di interpretazione pervase da un eco liricamente evocativo. La serenità della costruzione formale splendidamente contrastata dalla tenerezza effettiva con cui il Pittore entra in poetica simbiosi con il soggetto prescelto, evidenzia il ritmo di una spazialità veristica nelle sue immediate risultanze ottico percettive, quanto intimamente partecipata nella sua attenta ideazione.
Anche nel più semplice e lineare abbozzo la forma mantiene sempre il senso di una vigorosa grandezza spirituale
Le sue matite, con un tratteggio chiaroscurato o fluido linearismo: sempre la realizzazione di Scorzato infonde, nell’immagine, il ritmo di un’organica traduzione della forma nella quale armonicamente il tutto si collega di singoli elementi compositivi.”
Nicolò Piras
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