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Percorso turistico cittadino Marrone

Il percorso turistico cittadino si realizza praticamente attraversando Arzignano in senso verticale con limitate deviazioni trasversali.
I due punti di partenza (o di arrivo) sono la Chiesa di San Rocco all’estremità Nord e quella di San Giovanni Battista a Sud.
Appare indifferente seguire uno dei due sensi perchè presso entrambe le chiese sono presenti parcheggi adeguati che non hanno limitazioni d’orario.
Noi, comunque,  descriveremo l’itinerario – completo di andata e ritorno – partendo dalla Chiesa di San Rocco che è ben visibile dalla provenienza stradale da Chiampo essendo posta all’inizio delle Vie Basilio Meneghini (centrale verso destra)  e Trento (a sinistra) che da qui hanno inizio. L’edificio della chiesa si caratterizza per il pronao e dalla evidente colorazione a strisce orizzontali bianche e marrone.
Per la descrizione delle opere qui contenute vedi apposita scheda.
L’edificio accostato alla parete Sud, era un tempo adibito ad abitazione del custode; oggi, dopo il completo rifacimento, accoglie una sede del ‘Centro Arcobaleno’, cioè un gruppo di mini appartamenti adibiti a persone disabili semi indipendenti.
Scendendo verso Sud si cominciano ad incontrare abitazioni di vecchia costruzione, talora sottoposte a restauri, ma più spesso a completi rifacimenti. L’andamento di questa direttrice centrale della città avrà sempre  un procedere ondulante tipico dei centri urbani veneti, costruiti quasi sempre lungo un asse principale.
Sulla destra, dopo alcune abitazioni di modesta fattura, si incontra un palazzo importante, restaurato di recente. Si tratta dell’abitazione fatta costruire da Paride Frighetto, noto imprenditore della seta attivo dalla fine dell’Ottocento. Sono ancora conservati in parte nella zona adiacente più interna, gli edifici della primitiva filanda con la caratteristica ciminiera dei setifici a vapore.
Sulla sinistra si costeggia il vecchio muro dell’antico Convento dei Cappuccini e si nota uno stretto capitello devozionale che conserva l’immagine in bassorilievo in pietra di un Ecce Homo.
A destra si susseguono abitazioni modeste in parte in disuso, ma anche antiche dimore di famiglie benestanti: Carlassare, Rossettini. In continuità con queste, giunti sulla piazzetta c’è una bassa ed antica costruzione caratterizzata da finestre quattrocentesche fin da tempo remoti adibita a ‘osteria dal Monco’, dove c’era un frequentato campo per il gioco delle bocce.
Al fondo della piazzetta prospettano gli edifici dell’antico Convento dei cappuccini con relativa chiesa.
Dal 1… ai Frati Cappuccini (tra i quali, nel corso dei secoli, ci sono stati anche personaggi famosi come padre Marco d’Aviano) sono subentrate le Suore Canossiane, che gestiscono una frequentata Scuola paritetica Elementare.
Di particolare importanza artistica è la chiesa (vedi scheda apposita), mentre i locali del Convento, nel corso del tempo ed in funzione dell’uso scolastico, hanno subito diverse trasformazioni.
Con una brevissima deviazione verso sinistra (su Via Cappuccini) si vede il fianco della chiesa con i piccoli edifici che corrispondono all’interno alle cappelline minori, mentre a destra vi vede l’alveo di un piccolo corso d’acqua, oggi normalmente a secco, ma che conserva un nome singolare che richiama la sua antica pericolosità. E’ infatti il Rio Diavolo che, come efficacemente ricorda il nome, per molti secoli ha dato non pochi grattacapi alla gente che abitava a valle.
Riprendendo il cammino lungo la via principale, che ora prende già il nome di Corso Matteotti, incontriamo altre abitazioni di interesse storico.  Subito a destra Casa Zini (già Pieropan e Bonazzi), dell’inizio dell’Ottocento, che conservava nel cortile un importante porticato, datato 1740, con 5 arcate in bugnato gentile e notevole carpenteria, purtroppo demolito. Di fronte una interessante abitazione (Frizzo-Ceschin) restaurata, con decorazioni in pietra e marmo; il portone d’ingresso è datato 1794 e porta le iniziali F.M. E’ stata sede di uno storico negozio alimentare.
Dopo la traversa di Via Sorio si entra nella zona di uno dei più vivaci e vecchi quartieri di Arzignano, chiamato del ‘Ponte del Mella’. Infatti all’altezza della Via Pagani c’era un ponte perché in questo punto il Rio Diavolo attraversava la strada principale per andare a gettarsi nella vicina roggia.
Immagini di un tempo si possono vedere nel volume ‘Cara Arzignano…’, mentre un interessante spaccato di vita popolare è descritto nell’Antologia delle Acque del Chiampo, edizione 2004.
Il capitello, dedicato a San Gaetano, non era inserito, come si vede oggi, nella parete laterale della via, ma era libero da tutti i lati.
La tela settecentesca, più volte restaurata, raffigura la Madonna col Bambino con i santi Gaetano e Antonio Abate, divisi ai piedi da un piccolo ed interessante paesaggio, forse di fantasia (?).

La strada prosegue con il tipico andamento curvilineo. L’edificio a sinistra, ridotto a multiple abitazioni, ricorda la vecchia filanda Bocchese, poi Giacometti; a destra, nel dimesso edificio del n. 83, entro l’ampio ingresso e nel cortile, fino al secondo dopoguerra era accolto il ricreatorio parrocchiale San Giuseppe dotato anche di una sala cinematografica. In precedenza sul posto c’era il primo Asilo infantile locale fondato nel 1870 da don Andrea Bondi.
Il successivo grande edificio (anch’esso oggi trasformato in negozi e civili abitazioni), tradisce, con le sue le alte finestrature, il vecchio uso al quale era abilito e cioè la grande filanda sociale attiva fino agli anni del dopoguerra. In precedenza in questo sito vi era la Casa natale del pittore Achille Beltrame.
Il percorso prosegue tra vecchie facciate di case in parte rifatte che talora non ricordano neppure vagamente, l’antichità e la tipologia costruttiva di un tempo, salvo i due palazzi d’angolo prima della traversa di Via Giuriolo a destra e di Via  Giovanni Bonazzi a sinistra (rispettivamente già abitazione dei conciatori Brusarosco e Zampiva, ora Colladon).
Il grande Palazzo che vediamo a destra è una delle abitazione più prestigiose di Arzignano ed apparteneva alla Famiglia Bonazzi, i più ricchi ed importanti filandieri locali. Oggi è proprietà di Pietro Lagnerini, imprenditore nel campo della moda, che la conserva con intelligenza e passione per il passato.  L’articolato ed imponente edificio è stato costruito su progetto dall’arch. Bernasconi agli inizi del XIX secolo in stile neo medioevale con inserimenti decorativi Liberty  e di Art Déco, in una armonica fusione di Eclettismo stilistico, che coinvolge altri edifici di Arzignano, come il bellissimo edificio del ‘Giardino d’Infanzia’ (sempre fatto costruire da Giovanni Bonazzi in ricordo delle figlia Ines) e la stessa grande costruzione della Filanda, contigua al palazzo lungo Via Giuriolo.
Scendere a destra, questa breve discesa che conduce nella zona di Campo Marzio, non ha, oggi, nessuna motivazione storica e culturale in quanto la contrà della Crocetta ha perduto tutto il suo sapore antico con la riedificazione moderna in senso abitativo e commerciale dell’antico ospedale Miazzo, della casa natale dello scrittore Giulio Bedeschi e dell’antica Conceria Carlotto. Scomparsa, e ricostruita con anonimi criteri moderni, è anche la casa d’angolo che accoglieva una antichissima nicchia affrescata dell’Annunciazione.
Uno sguardo distensivo e riposante ci viene peraltro concesso dalla visione del giardino Bonazzi, che ci presenta il verde e le rose, una vecchia fontana, il platano centenario, unico superstite della rigogliosa schiera che abbelliva un tempo il Campo Marzio di Arzignano.
Ma, bando alle nostalgie, e torniamo in Corso Matteotti, sorpassando il grandioso cancello in ferro battuto (uno dei capolavori dell’artista Antonio Lora) da dove ammiriamo ancora uno scorcio del giardino.
Sullo sfondo, al centro della scena, già si eleva la colonna con il Grifo, simbolo di Arzignano. La bronzea scultura, eretta nel 1900, è opera dell’allora ventenne Antonio Zen, che diverrà uno dei maggiori artisti della produzione ceramica di Nove.
La collocazione del Grifo fu una delle feste popolari più partecipate, poi entrata nei ricordi fiabeschi dell’inizio del secolo, quando tutta la popolazione era entusiasta di Casa Savoia come documenta lo scudo araldico in primo piano.
La scultura è’ stata restaurata, a cura dell’Inner Club di Arzignano, da Gilberto Perlotto, grande innovatore nella lavorazione del ferro battuto, autore anche della simbolica scultura che ricorda Giacomo Pellizzari all’ingresso dell’omonimo Parco dello Sport sull’argine del Chiampo.
Ogni visitatore può a suo piacimento girare per il grande spazio, recentemente definito ‘Le Piazze di Arzignano’, dove il martedì continua a svolgersi il rinomato mercato settimanale.
Nonostante le varie manomissioni, che hanno trasformato in modo profondo e talora disomogeneo questo ‘cuore’ della città, esso conserva un suo fascino e una tranquilla attrazione di cittadina di provincia. Il palazzo Municipale eretto dall’arch. Caregaro Negrin nel 1877-79,  i lunghi portici sulla destra, la rinnovata fontana della Dafne nello spazio terminale, la nuova varia alberatura che con speranzosa velleità cerca di riconquistarsi la poderosa dignità che avevano raggiunto un tempo i vecchi platani, la bella sede della Biblioteca Civica e tanti altri punti di moderno interesse conquistano diritto di sosta e di meditazione.
A sinistra del palazzo Municipale prende avvio il Corso Garibaldi, una delle via più antiche del centro storico: vi sono case che conservano, quantomeno nella facciate, un immutato interesse storico. Ma il percorso più ovvio riprende a scendere lungo la via principale che da qui prende il nome di Corso Mazzini. Si giunge subito davanti alla Villa (o Palazzo) Mattarello, eretto nel 1738 su progetto dell’architetto vicentino Francesco Muttoni.
Per la descrizione di questo complesso, compresi Duomo e Campanile, oltre a quella dell’Oratorio di San Gaetano, che si incontra cento metri dopo sempre a destra dopo la traversa di Via Cavour, si vedano le rispettive schede.
La Via Cavour – che parte subito dopo il Campanile, eretto su progetto dell’arch. Barichella, lo stesso del campanile di San Zeno- era una delle contrade più tipiche di Arzignano antica. Oggi presenta abitazioni in parte obsolete e cadenti, in parte rifatte. Una sua rapida scorsa consente di vedere, subito a sinistra al n. 7, la casa del garibaldino dei Mille Giovanni Giuriolo, poi l’antica Trattoria ‘La Rosa’, dove nacque il giovane partigiano Petronio Veronese, poi a metà discesa, avanti la vecchia abitazione dei mobilieri Zuffellato al retro della quale si vede ancora l’edificio dell’antica Filanda Bonazzi, con la tipica ciminiera quadrata; in fondo sulla curva c’è ex edificio delle Suore Orsoline, ancora denominata ‘Casa Sant’Angela’ di proprietà della parrocchia che la destinerà ad uso di ‘Casa Famiglia’, poi ancora a destra l’affioramento della Roggia con lo spazio dove era ubicato il mulino per grano dei Bastianello, infine, dopo la seconda curva, una nicchia con la statua di san Giovanni Nepomuceno, protettore contro gli annegamenti.
Anticamente, infatti, in questa zona si intrecciavano oltre alla roggia, una sua derivazione e più lontano poteva tracimare lo stesso torrente Chiampo. Peraltro questo tratto di Arzignano è stato del tutto sconvolto nel secondo dopoguerra perché, dove sorgono gli alti palazzi costruiti negli ‘960-70, c’erano ampi spazi verdi che si congiungevano con il Campomarzo e c’era anche il primo campo sportivo cittadino. Al di dietro, lungo l’asse di Viale d’Aosta, c’erano invece le concerie di Luigi e Giuseppe Meneghini. Quindi soltanto osservando le vecchie cartoline si può avere un’idea generale delle profonde trasformazioni avvenute.
Ritornati sul Corso Mazzini, s’incontra subito sulla sinistra l’antico Palazzo Serpe, che conserva la facciata con le statue in alto sul frontone.
Sulla estinta famiglia Serpe, una delle più antiche di Arzignano, si veda la scheda a parte.
Sulla destra si apre lo slargo Marchi, dove era ubicata la vecchia Filanda (prima Bonazzi, poi Marchi); oggi è completamente ricostruito.
Più avanti, in leggera curva, la casa ex Concato, in disuso, poi a sinistra l’edificio della Scuola Elementare ‘Antonio Fogazzaro’, costruita in varie riprese, ma con nucleo centrale eretto nel 19…, su progetto degli architetti  …. .
Nello spazio antistante si trova il monumento al martire istriano Fabio Filzi. La scultura e stata eseguita da….Il monumento è stato recentemente restaurato e posto sotto la tutela del Gruppo degli Alpini di Arzignano che l’hanno adottato come proprio. Fu inaugurato nel 1926, con l’intervento degli stessi genitori di Filzi, il quale aveva soggiornato ad Arzignano -zona posta nelle retrovie del fronte di guerra-, dove era addetto all’addestramento delle reclute. Per tal motivo era molto popolare tra la gente ed aveva stretto salde amicizie. Oltre al primo ad essere eretto, rimane il solo a figura intera presente nel territorio nazionale italiano.
Proseguendo, dopo l’attraversamento della vecchia Via Santa Maria, si apre il giardino con la Villa Mistrorigo. Prospiciente la mura sul la lato fronte strada si trova un bell’esemplare di…….  A destra invece la vecchia abitazione degli impresari edili Pizzolato, costruttori dei più grande edifici ed opere pubbliche del primo Novecento, con giardino fiorito e una bella pianta di glicine.
Il tratto successiva della strada (che da qui prende il nome di Via 4 Martiri) non offre particolari degni di attenzione salvo, subito dopo lo slargo Carlo Delcroix, la Villa ex Chinaglia, ora Tolio con giardino. In fondo a  sinistra compare già un tratto del parco di Villa Brusarosco che vedremo meglio al ritorno.
Proseguendo si incontrano, sempre a sinistra, l’edificio della Scuola Media ‘Ettore Motterle’, costruita dov’era il vecchio Ospedale Novecentesco e poi quello della casa di Riposo ‘Scalabrin. A destra c’erano la famose Officine Pellizzari, ricordate da un piccolo monumento, che raffigura un diapason, in omaggio in particolare all’arte musicale di Antonio Pellizzari, figlio di Giacomo.
La seguente Piazza, dedicata sempre a questo illustre personaggio che seppe creare un’azienda elettromeccanica famosa nel mondo, deve essere attraversata per raggiungere la Chiesa, detta di Villaggio Giardino, eretta dall’architetto Michelucci, e che rappresenta, senza ombra di dubbio, una delle più belle ed importanti chiese moderne d’Italia.
Si veda, quindi, la scheda specifica.
Ritornati nello slargo Delcroix, si prende a destra su Via 4 Novembre, lungo la cancellata del Parco di Villa Brusarosco.  L’abitazione, fatta costruire come abitazione privata dalla Famiglia dei famosi conciatori, fu acquisita nel 19… dal Comune di Arzignano che, dapprima, l’ha destinata a Civica Biblioteca. Dopo la costruzione dell’attuale moderna sede in Piazzetta Marconi, è rimasta disponibile per riunioni, conferenze e mostre varie.
A fine cancellata, dopo il cancello d’ingresso, si rincontra la Via Santa Maria, che con breve tratto sale all’omonima chiesetta, già appartenente al complesso del Convento Francescano fondato nel 1486.
Di proprietà della Famiglia Mistrorigo, contiene un bellissimo paliotto d’altare in marmo e una interessante scultura della Madonna col Bambino.
Proseguendo sul retro del cortile della Scuola Elementare, dove si affacciano gli edifici delle palestre scolastiche, si giunge in un vasto incrocio di strade che prende il nome di Piazza Beltrame. Si osserva infatti una modesta facciata dove è posta una lapide commemorativa, che ricorda il famoso pittore illustratore Achille, che però in questo luogo ha trascorso solo alcuni anni della sua infanzia.
A sinistra si risale Corso Garibaldi e si ritorna in Piazza Libertà: sulla destra alcuni palazzi antichi.
Invece, poco discosta dallo spigolo della casa d’angolo quindi già sulla Via Trento, si nota in alto una nicchia che contiene una Madonna col Bambino di fattura quattrocentesca, forse di mano di Nicolò da Venezia.
Continuando, sulla destra, si incomincia a scorgere una lunga fila di abitazioni di fattura popolare che, più avanti, di alternano a grandi non trascurabili edifici sempre costruiti per il ceto operaio all’inizio del Novecento. Alcuni sono in fase di recupero, altri abitati dai ceti emergenti di cittadini extra comunitari.
Dopo aver fiancheggiato l’edificio della Scuola Media ‘ Giacomo Zanella’ e il retro dell’articolata costruzione dell’Asilo Bonazzi, di cui si può ritornare a vedere la facciata principale, si prosegue per circa altri 300 metri ritornando esattamente nella piazzetta di San Rocco dove abbiamo, eventualmente, lasciata l’auto in sosta.